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- Costi produzione aumentati del 32% (9% solo nell'ultimo anno).
- Materie prime: rincaro del 40,6% tra il 2019 e 2023.
- Europa importa il 48% dei principi attivi.
L’industria italiana dei farmaci equivalenti si trova sull’orlo di una crisi senza precedenti, con la minaccia concreta di una graduale sparizione di medicinali vitali dal mercato. L’allarme è stato lanciato dall’Osservatorio Egualia-Nomisma nel suo rapporto annuale, che evidenzia una combinazione letale di fattori: l’aumento vertiginoso dei costi di produzione e la stagnazione, o addirittura la diminuzione, dei prezzi di vendita.
Un settore strategico sotto pressione
Il settore dei farmaci equivalenti rappresenta un pilastro fondamentale del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), garantendo l’accesso alle cure a milioni di cittadini, in particolare per le terapie croniche. Con 102 imprese attive, 10.900 addetti diretti e un valore della produzione di 6,4 miliardi di euro, il comparto si posiziona al secondo posto in Europa, dopo la Germania. Tuttavia, questa posizione di rilievo è minacciata da una congiuntura economica sfavorevole.

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L’aumento dei costi e la stabilità dei prezzi
Tra il 2019 e il 2023, i costi di produzione hanno subito un incremento del 32%, con un’impennata del 9% solo nell’ultimo anno. A pesare maggiormente è il rincaro delle materie prime, che hanno registrato un aumento del 40,6% nello stesso periodo. Questo aumento dei costi non è stato compensato da un adeguamento dei prezzi di vendita, che sono rimasti stabili o addirittura diminuiti. Questa situazione ha eroso i margini delle imprese, mettendo a rischio la loro redditività e la loro capacità di investire in innovazione.
Il rischio di carenze e concentrazioni
L’erosione progressiva dei margini di profitto rende insostenibile la fabbricazione di determinati farmaci, specialmente per le imprese di piccole dimensioni. Tale scenario potrebbe generare una riduzione dell’offerta di farmaci generici, causando carenze e rendendo più difficile l’accesso alle cure per i pazienti. Inoltre, la crisi potrebbe favorire fenomeni di accentramento, con un numero sempre minore di produttori a contendersi il mercato. In diversi segmenti terapeutici, si contano ormai uno o due soli produttori per principio attivo in tutta Europa, il che rende il sistema particolarmente vulnerabile a interruzioni produttive o decisioni commerciali.
La dipendenza dall’estero
Un altro fattore di rischio è la forte dipendenza dall’estero per i principi attivi e le materie prime. Per quanto riguarda le forniture essenziali, il continente europeo importa il *48% dei principi attivi, il 60% degli intermedi e l’85% delle materie prime regolamentate. Questa dipendenza rende il sistema particolarmente vulnerabile a interruzioni delle forniture, come si è visto durante la pandemia di COVID-19.
Un Piano Marshall per i farmaci equivalenti
Di fronte a questa situazione critica, Egualia, l’associazione che riunisce le imprese del settore, ha lanciato un appello al Governo e alle istituzioni europee per un intervento urgente. L’associazione non chiede sussidi a fondo perduto, ma condizioni economiche e regolatorie eque, che consentano alle imprese di operare in modo sostenibile. In particolare, Egualia propone:
Prezzi sostenibili, che tengano conto dell’aumento dei costi di produzione.
Gare multi-aggiudicatarie, che favoriscano la concorrenza e la diversificazione dell’offerta.
Basi d’asta realistiche, che non penalizzino le imprese che investono in qualità e innovazione.
Incentivi alla produzione europea, per ridurre la dipendenza dall’estero.
Abolizione del payback sui farmaci fuori brevetto o esclusione dal tetto di spesa.
Il Governo ha manifestato la propria attenzione al problema, annunciando misure a sostegno del settore nella prossima legge di Bilancio e nel Testo Unico della legislazione farmaceutica. Tuttavia, è necessario un intervento più ampio e strutturale, che metta in sicurezza la filiera produttiva europea e garantisca la sostenibilità del sistema dei farmaci equivalenti.
Verso un futuro sostenibile: Innovazione e resilienza nel settore farmaceutico
Il futuro del settore farmaceutico italiano, e in particolare quello dei farmaci equivalenti, dipende dalla capacità di adottare un approccio innovativo e resiliente. *L’innovazione non si limita alla scoperta di nuove molecole, ma comprende anche l’ottimizzazione dei processi produttivi, la digitalizzazione e l’adozione di modelli di business sostenibili. La resilienza, invece, si traduce nella capacità di adattarsi ai cambiamenti del mercato, di diversificare le fonti di approvvigionamento e di investire in tecnologie che riducano la dipendenza dall’estero.
Innovazione farmaceutica di base: Un esempio di innovazione di base è l’implementazione di sistemi di monitoraggio avanzati per la gestione della catena del freddo, garantendo l’integrità dei farmaci durante il trasporto e lo stoccaggio.
Innovazione farmaceutica avanzata:* Un esempio di innovazione avanzata è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per ottimizzare la formulazione dei farmaci equivalenti, migliorando la loro biodisponibilità e riducendo gli effetti collaterali.
In conclusione, la crisi dei farmaci equivalenti rappresenta una sfida complessa, che richiede un impegno congiunto da parte delle imprese, delle istituzioni e dei cittadini. Solo attraverso un approccio innovativo e resiliente sarà possibile garantire un futuro sostenibile per il settore farmaceutico italiano e l’accesso alle cure per tutti.
Amici lettori, riflettiamo insieme: non è forse il momento di ripensare il modello di business farmaceutico, valorizzando la qualità e l’innovazione piuttosto che il solo prezzo? E non è forse necessario un maggiore coordinamento a livello europeo per garantire l’approvvigionamento di farmaci essenziali e ridurre la dipendenza da mercati terzi? La salute è un bene prezioso, e la sua tutela richiede scelte coraggiose e lungimiranti.