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- La legge Lorenzin prevede 10 vaccinazioni gratuite per i minori.
- Sanzioni da 100 a 500 euro per mancata vaccinazione.
- A Rimini, sospesi 20 bambini non vaccinati dalla scuola.
Nel panorama farmaceutico e sanitario italiano, si assiste a una rinnovata discussione sull’imposizione vaccinale e sull’applicazione appropriata delle normative sui farmaci. Il confronto, stimolato da recenti disposizioni e posizioni politiche, pone interrogativi fondamentali sulla salvaguardia della salute collettiva, la libertà decisionale dei medici e il ruolo degli interessi economici nel settore farmaceutico.
Il diritto del farmaco e la sua applicazione
La legislazione europea in materia di diritto farmaceutico, recepita anche in Italia, sancisce un principio cardine: la necessità di una prescrizione medica personalizzata per ogni farmaco somministrato per via parenterale. Ciò implica che ogni vaccinazione dovrebbe essere preceduta da una valutazione specifica del paziente da parte di un medico, che agisce “in scienza e coscienza” e tiene conto delle sue condizioni individuali.
Nonostante ciò, secondo l’avvocato Renate Holzeisen, tale principio è stato ampiamente disatteso sia durante la gestione della campagna di immunizzazione anti-Covid sia, tuttora, per quanto concerne le profilassi vaccinali in età pediatrica. Holzeisen sostiene che il Decreto Legge 44/2021, che introdusse l’obbligo vaccinale Covid-19, era illegittimo, così come la legge Lorenzin, in quanto violavano la supremazia giuridica del diritto del farmaco.
La questione si fa particolarmente delicata nel caso delle vaccinazioni pediatriche. Molti bambini, non aderenti alle indicazioni del Piano Nazionale Vaccinale, si vedono preclusa la possibilità di frequentare le scuole dell’infanzia. Tuttavia, Holzeisen sottolinea come tale piano sia emanato da organi politici e non costituisca una prescrizione medica personalizzata. La risposta “non è prevista” data dalle ASL ai genitori che richiedono la prescrizione medica per i propri figli evidenzia, secondo l’avvocato, una “violazione sistematica di una norma basilare che tutelerebbe la salute dei cittadini“.

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Le decisioni amministrative e le conseguenze per le famiglie
A Rimini, l’amministrazione comunale ha deciso di sospendere temporaneamente dalla frequenza scolastica una ventina di bambini non vaccinati, in attesa del completamento del ciclo vaccinale obbligatorio. Questa decisione, motivata dalla necessità di prevenire il rischio epidemiologico nelle comunità scolastiche, evidenzia la tensione tra la tutela della salute pubblica e il diritto all’istruzione.
Il provvedimento comunale prevede una sospensione temporanea per i bambini con un ciclo vaccinale avviato, che può essere completato entro un determinato periodo di tempo. In caso di mancato completamento, scatterà la decadenza dall’iscrizione, consentendo la riassegnazione dei posti disponibili.
La vicenda di Rimini, insieme alla tragedia di Taranto, dove un bambino di 3 anni è morto per una sospetta meningite fulminante (e sembra non fosse vaccinato contro l’infezione), riaccende il dibattito sull’importanza della vaccinazione e sulle conseguenze della mancata adesione ai programmi vaccinali.
La politica e l’abolizione dei vaccini obbligatori
Sul fronte politico, si registra la presa di posizione di Matteo Salvini, che ha espresso l’intenzione di abolire i vaccini obbligatori previsti dalla legge Lorenzin. Questa legge, introdotta nel 2017, prevede 10 vaccinazioni gratuite per i minori dai 0 ai 16 anni, considerate fondamentali per la sicurezza sanitaria e la protezione della salute pubblica.
La proposta di Salvini ha suscitato reazioni contrastanti, con sostenitori che invocano la libertà di scelta individuale e detrattori che mettono in guardia contro i rischi per la salute pubblica derivanti da una diminuzione della copertura vaccinale.
Qualora i figli non siano immunizzati, la normativa contempla sanzioni pecuniarie da 100 a 500 euro. Per i bambini nella fascia 0-6 anni, la presentazione del certificato vaccinale è indispensabile per l’ammissione agli asili nido e alle scuole dell’infanzia. In assenza di tale documentazione, il minore non può frequentare la scuola dell’infanzia e i genitori vengono convocati dall’ASL per un incontro informativo. Relativamente ai minori di età compresa tra i 6 e i 16 anni, l’obbligatorietà vaccinale rimane in vigore, ma l’esclusione dalla frequentazione scolastica non è contemplata in caso di inadempienza.
Riflessioni conclusive: tra diritto, salute e responsabilità
Il dibattito sui vaccini obbligatori e sul diritto del farmaco solleva questioni complesse che riguardano il rapporto tra individuo e società, tra libertà di scelta e responsabilità collettiva. È fondamentale che le decisioni in materia di salute pubblica siano basate su evidenze scientifiche solide e che tengano conto dei diversi interessi in gioco, garantendo la trasparenza e la partecipazione dei cittadini.
Innovazione farmaceutica e business case: un aspetto cruciale è la necessità di un approccio olistico alla salute, che tenga conto non solo della prevenzione delle malattie infettive, ma anche della promozione di stili di vita sani e della tutela dei diritti dei pazienti.
Innovazione farmaceutica e business case avanzata: in questo contesto, è importante riflettere sul ruolo dell’industria farmaceutica e sulla necessità di garantire che gli interessi economici non prevalgano sulla salute pubblica. La revisione del diritto del farmaco, auspicata dal Ministero della Salute, dovrebbe essere condotta con la massima trasparenza e coinvolgere tutti gli stakeholder, compresi i cittadini e le associazioni di pazienti.
Amici lettori, riflettiamo insieme: la salute è un bene prezioso, un diritto fondamentale che va tutelato con responsabilità e consapevolezza. Informiamoci, confrontiamoci, partecipiamo al dibattito pubblico, perché le decisioni che vengono prese oggi avranno un impatto significativo sulla nostra vita e su quella delle generazioni future. Ricordiamoci che la scienza e la medicina sono strumenti potenti, ma vanno utilizzati con saggezza e umanità, nel rispetto della dignità di ogni persona.
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Riscritto:* Nei contesti educativi destinati all’infanzia, ovvero asili nido e scuole materne, l’ammissione dei bambini di età compresa tra zero e sei anni è subordinata alla presentazione della certificazione vaccinale.