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- Dazi del 50% su acciaio e alluminio per 400+ prodotti.
- Il 30% dei macchinari UE verso USA, tassa del 50%.
- Costo extra di 220.000 dollari per macchinari da 1 milione.
L’accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea è in bilico a causa dell’estensione delle tariffe doganali del 50% su acciaio e alluminio ai componenti metallici di oltre 400 prodotti. Tale decisione, emanata dall’amministrazione statunitense, implica che le imposte doganali su molti beni europei, in particolare macchinari, superino la percentuale media del 15% prevista dall’accordo.
L’impatto sui macchinari europei
Le multiple imposizioni fiscali, che colpiscono sia i componenti metallici (50%) che il resto dei prodotti (15%), stanno mettendo a dura prova l’industria meccanica del continente. Bertram Kawlath, in qualità di presidente della VDMA (Associazione tedesca dell’industria meccanica), ha sottolineato, in una comunicazione indirizzata alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che all’incirca il 30% delle importazioni di macchinari dall’UE verso gli Stati Uniti è attualmente soggetto a un’imposta del 50% sul metallo contenuto nei prodotti.
Anche il settore motociclistico europeo, rappresentato da Acem, ha manifestato preoccupazioni per l’impatto delle doppie tariffe. Antonio Perlot, segretario generale dell’Acem, ha dichiarato che l’accordo quadro attuale rappresenta una risposta inadeguata alle sfide che l’industria europea si trova ad affrontare, poiché i dazi del 50% sull’acciaio vanificano gran parte dei vantaggi dell’accordo per i produttori di motociclette.

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I prodotti colpiti dai dazi
Lo U. S. Customs and Border Protection ha diffuso un elenco di oltre 400 articoli di uso quotidiano il cui contenuto di acciaio e alluminio è soggetto a dazi del 50%. Tra i beni inclusi nell’elenco figurano condizionatori d’aria, mobili per ufficio, lame, generatori di energia elettrica, motoveicoli, escavatori, vagoni ferroviari, attrezzature per la movimentazione di merci, seggiolini per bambini, posate e prodotti per l’igiene personale confezionati in contenitori metallici.
Le tariffe reali variano in base alla quantità di metallo. Ad esempio, ipotizzando un macchinario del valore di un milione di dollari con il 20% di componenti in acciaio, l’imposta applicata sarebbe del 50% su 200.000 dollari, più il 15% sulla somma rimanente, traducendosi in un costo aggiuntivo di 220.000 dollari per ogni unità, corrispondente a una tariffa del 22%. Le imprese europee attive nel settore dei macchinari esortano Bruxelles a garantire un tetto massimo tariffario del 15% per il loro ambito produttivo, similmente a quanto già accordato per l’industria automobilistica, dei semiconduttori e del settore farmaceutico.
Il caos europeo e la dichiarazione congiunta
La questione dei dazi ha evidenziato la confusione che caratterizza l’operato dell’Unione Europea. Il negoziato con gli Stati Uniti è stato segnato da un processo decisionale complesso e da una comunicazione poco chiara. La dichiarazione congiunta del 21 agosto, presentata come l’inizio di una nuova era nella collaborazione economica tra Unione Europea e Stati Uniti, è stata percepita da alcuni come una resa commerciale.
Ferruccio De Bortoli ha criticato l’enfatico entusiasmo con cui Ursula von der Leyen e Maroš Šefcovic hanno presentato l’esito della negoziazione, sottolineando che la dichiarazione congiunta è solo un elenco di condizioni dettate dagli Stati Uniti all’Unione Europea. Tuttavia, è importante ricordare che la dichiarazione congiunta non è un accordo e che l’iter di approvazione di un eventuale accordo basato sui suoi contenuti non è ancora iniziato.
Quali implicazioni per il futuro del commercio internazionale?
La situazione attuale pone interrogativi sul futuro del commercio internazionale e sul ruolo dell’Unione Europea. La decisione degli Stati Uniti di imporre dazi in modo unilaterale mette in discussione il sistema multilaterale degli scambi commerciali e rischia di avviare una dinamica protezionistica. L’Unione Europea si trova a dover fronteggiare una sfida di grande importanza: tutelare i propri interessi economici e promuovere un sistema commerciale corretto e fondato su regole.
È imperativo che l’Unione Europea consolidi la sua coesione interna e adotti una linea d’azione precisa e coerente per affrontare le difficoltà del commercio internazionale. Solo così potrà salvaguardare i propri interessi e contribuire alla costruzione di un sistema commerciale più equo e sostenibile.
Amici lettori, riflettiamo insieme su questo scenario. Nel mondo farmaceutico, un business case di successo si basa sull’innovazione e sulla capacità di adattarsi ai cambiamenti del mercato. Una nozione base è che la diversificazione dei mercati e la protezione della proprietà intellettuale sono cruciali. Ma, in un contesto di tensioni commerciali, come possiamo proteggere le nostre aziende farmaceutiche?
Una nozione più avanzata è che la diplomazia economica e la collaborazione internazionale diventano essenziali. Le aziende farmaceutiche devono essere proattive nel dialogare con i governi e le istituzioni per promuovere politiche commerciali favorevoli all’innovazione e all’accesso ai farmaci.
Questo ci porta a una riflessione personale: cosa possiamo fare, come cittadini e professionisti del settore, per promuovere un commercio internazionale più equo e sostenibile? Come possiamo contribuire a proteggere le nostre aziende farmaceutiche e garantire che i farmaci innovativi raggiungano chi ne ha bisogno, indipendentemente dalle tensioni commerciali?