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- Oltre 100 minori esclusi da scuola e anagrafe.
- Dal 2010, 97 famiglie trasferite dalle baracche alle case.
- Circa 400 persone vivono nei 3 campi regolari.
## Infanzia negata nei campi rom milanesi
La realtà sommersa degli insediamenti rom di Milano riporta in evidenza una questione complessa e dolorosa: quella dei “bambini invisibili”. Si stima che siano oltre *cento i minori che, vivendo in accampamenti abusivi, sfuggono al sistema scolastico, all’anagrafe e alle cure mediche essenziali. Una condizione di marginalità estrema, aggravata dalla precarietà abitativa e dalla costante mobilità di queste famiglie.
La situazione è emersa con forza a seguito di un tragico incidente avvenuto ad agosto, quando quattro ragazzini provenienti dal campo di via Selvanesco sono stati coinvolti in un incidente stradale mortale. L’episodio ha acceso i riflettori sulle condizioni di vita all’interno di questi insediamenti e sulla necessità di interventi urgenti a tutela dei minori.
Martedì scorso, il Tribunale ha disposto il ricovero in comunità per dieci minori che vivevano nello stesso campo di via Selvanesco, evidenziando una situazione di grave pregiudizio. Un intervento necessario, ma che solleva interrogativi sulla capacità del sistema di intercettare e proteggere questi bambini prima che si verifichino situazioni di emergenza.
## Trasformazione dei campi e nuove sfide
Negli ultimi anni, il fenomeno dei campi rom ha subito una trasformazione significativa. Le grandi baraccopoli del passato, caratterizzate da un elevato numero di presenze e da condizioni di abbandono generalizzato, hanno lasciato il posto a insediamenti più piccoli e sparsi sul territorio. Questo cambiamento ha reso più complesso il monitoraggio e l’intervento da parte delle istituzioni.
Secondo Stefano Pasta della Comunità di Sant’Egidio, dal 2010 a Milano sono state accompagnate 97 famiglie (oltre 500 persone) dalle baracche alle case, e sono stati seguiti nella scolarizzazione oltre 300 minori. Un impegno importante, ma che non riesce a raggiungere tutti i bambini che vivono in condizioni di marginalità.
Attualmente, a Milano si trovano tre aree di insediamento regolamentate, dislocate rispettivamente in via Negrotto, via Impastato e via Chiesa Rossa, dove risiedono circa 400 persone. In questi campi, circa cento bambini e ragazzi in età dell’obbligo scolastico vengono seguiti da equipe di educatori. Tuttavia, la situazione nei campi irregolari è più critica, con interventi limitati alle unità mobili della Caritas Ambrosiana.
## Responsabilità e pregiudizi
La complessità della situazione richiede un approccio integrato e una maggiore collaborazione tra le diverse istituzioni e gli operatori sociali. È necessario investire in iniziative di carattere preventivo, che richiedono tempi lunghi per costruire la fiducia e stabilire un rapporto con le famiglie.
Sabrina Ignazi sottolinea come spesso, nei confronti dei bambini rom, si riscontri un atteggiamento più lassista da parte delle istituzioni e degli operatori scolastici, che tendono a tollerare le assenze. Un pregiudizio che rischia di compromettere il diritto all’istruzione e all’integrazione di questi minori.
L’operazione della polizia locale nel campo di via Selvanesco ha portato alla denuncia di tre adulti per maltrattamenti, evidenziando una situazione di degrado e abbandono che mette a rischio la salute e lo sviluppo dei bambini. Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d’Italia, ha espresso preoccupazione per la situazione e ha sollecitato il Comune di Milano a intensificare i controlli nei campi nomadi.
I controlli effettuati nel campo hanno rivelato condizioni igieniche precarie, vestiti inadatti e scarpe fradice. I bambini e i ragazzi non risultano iscritti all’anagrafe studenti e trascorrono le loro giornate all’interno del campo, in una condizione di isolamento sociale. Per questo motivo, i dieci minori sono stati allontanati dagli adulti e affidati a strutture protette, in accordo con i servizi sociali.

## Oltre l’emergenza: un impegno costante per il futuro
La vicenda dei bambini invisibili dei campi rom milanesi non è solo un problema di ordine pubblico, ma una questione di diritti umani e di giustizia sociale. È necessario un cambio di prospettiva, che metta al centro il benessere e lo sviluppo dei minori, garantendo loro l’accesso all’istruzione, alla salute e a una vita dignitosa.
L’allontanamento dei minori dalle famiglie è una misura estrema, che deve essere adottata solo in caso di grave pericolo per la loro incolumità. È fondamentale lavorare con le famiglie, offrendo loro sostegno e accompagnamento per superare le difficoltà e garantire un ambiente sicuro e stimolante per i bambini.
È necessario un impegno costante e coordinato da parte di tutte le istituzioni e gli attori sociali, per superare i pregiudizi e costruire una società più inclusiva e solidale, dove ogni bambino abbia la possibilità di realizzare il proprio potenziale.
## Riflessioni conclusive: Innovazione sociale e responsabilità condivisa Amici lettori, di fronte a questa realtà così complessa e dolorosa, è fondamentale non rimanere indifferenti. La situazione dei “bambini invisibili” ci chiama in causa come società e ci spinge a interrogarci sulle nostre responsabilità. L’innovazione farmaceutica, in questo contesto, può sembrare distante, ma in realtà è strettamente connessa al concetto di innovazione sociale.
Una nozione base di innovazione farmaceutica e business case farmaceutiche applicabile a questo tema è l’importanza della ricerca e dello sviluppo di farmaci e vaccini accessibili a tutti, indipendentemente dalla loro condizione sociale o economica.* Questo richiede un impegno da parte delle aziende farmaceutiche, delle istituzioni e delle organizzazioni non governative per garantire che i farmaci essenziali raggiungano anche le comunità più marginalizzate.
Una nozione più avanzata di innovazione farmaceutica e business case farmaceutiche è rappresentata dallo sviluppo di modelli di business inclusivi, che tengano conto delle esigenze specifiche delle popolazioni vulnerabili. Questo può includere la creazione di programmi di screening e vaccinazione mirati, la formazione di operatori sanitari locali e la collaborazione con le comunità per superare le barriere culturali e linguistiche.
La riflessione che vi propongo è questa: come possiamo, nel nostro piccolo, contribuire a creare una società più giusta e inclusiva, dove ogni bambino abbia la possibilità di crescere sano, istruito e protetto? Forse, il primo passo è quello di informarsi, sensibilizzare l’opinione pubblica e sostenere le organizzazioni che lavorano sul campo per aiutare i bambini invisibili a trovare la loro strada verso un futuro migliore.
- Programma della Comunità di Sant'Egidio per favorire la scolarizzazione di Rom e Sinti.
- Informazioni sulle attività di Caritas Ambrosiana a supporto delle comunità rom.
- Sito ufficiale della Comunità di Sant'Egidio, menzionata nell'articolo.
- Intervista a Stefano Pasta (Sant'Egidio) sullo stato dei rom a Milano.