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- Italia partner strategico: filiera farmaceutica completa, scambio di conoscenze.
- TVET in Africa: il 71% dei diplomati in Costa d'Avorio trova lavoro.
- Etiopia: iscritti a TVET saliti da 5.264 a 387.000 tra 1999 e 2018.
- Italia: aziende ricercano 460.000 dipendenti, difficile coprire il 48,2%.
- Lavoratori stranieri in Italia: da 95.000 nel 2022 a 128.000 nel 2024.
Un Nuovo Orizzonte per l’Italia e l’Africa
La recente fiera Codeway Expo a Roma ha acceso i riflettori sull’importanza cruciale della salute globale come fulcro della cooperazione internazionale. In questo contesto, l’Italia emerge come un partner strategico nel settore farmaceutico, aprendo nuove e promettenti opportunità per le imprese italiane nel continente africano. L’evento ha visto la partecipazione di figure di spicco come i leader di Gavi e Global Fund, che hanno sottolineato il ruolo chiave dell’Italia nel promuovere un sistema sanitario sostenibile in Africa.
Carlo Riccini, vice direttore generale di Farmindustria, ha evidenziato la completezza della filiera farmaceutica italiana, che spazia dalla produzione alla distribuzione, sottolineando come questa peculiarità offra ampie possibilità di partnership. “L’Italia è un Paese speciale con il quale sviluppare partenariati; abbiamo imprese piccole, medie e grandi, questo ci dà grandi possibilità di accedere a partenariati, ed è una specificità che non esiste in altre parti. Abbiamo anche una tradizione familiare, segnale di qualità, e la migliore eccellenza in risorse umane“, ha affermato Riccini. Un esempio concreto di questa collaborazione è il memorandum d’intesa siglato con l’Egitto, volto a favorire lo scambio di conoscenze e la formazione reciproca tra le aziende dei due Paesi.
Roslyn Morauta, presidente del consiglio direttivo del Global Fund, ha posto l’accento sull’importanza del partenariato, che coinvolge governi, Paesi donatori, Paesi attuatori e, soprattutto, il settore privato. “Gli operatori privati hanno un posto nel nostro consiglio, quindi sono molto influenti nella governance del Fondo Globale“, ha sottolineato Morauta, evidenziando il ruolo cruciale delle aziende e delle fondazioni nel processo decisionale.
Sania Nishtar, Ceo della Gavi, ha ricordato il modello di successo rappresentato dall’Alleanza per i vaccini, un esempio virtuoso di collaborazione pubblico-privato che ha favorito la crescita delle strutture di produzione vaccinale, in particolare nei paesi del Sud del mondo.
In Africa, tale approccio ha portato alla creazione dell’African Vaccine Manufacturing Accelerator.
“Vogliamo lavorare con l’Italia e con il Piano Mattei, un piano che sposa perfettamente il nostro spirito, la self-sustainability, l’obiettivo di rendere le aziende sostenibili e redditizie“, ha dichiarato Nishtar, sottolineando la sinergia tra gli obiettivi di Gavi e le strategie del governo italiano.
Marie-Ange Saraka-Yao, direttrice generale della mobilitazione delle risorse e della crescita della Gavi, ha ampliato il discorso, ponendo l’accento sulle molteplici chance per le imprese di intervenire per superare le lacune nella distribuzione dei vaccini in Africa.
“Nel viaggio ci sono tante opportunità: la logistica, la catena di approvvigionamento, l’energia… È anche importantissimo avere dati sulle persone da vaccinare, quindi far entrare tecnologia, comunicazione e, infine, la formazione del personale“, ha spiegato Saraka-Yao, lanciando un appello al settore privato italiano affinché partecipi attivamente a questa sfida.
Formazione Tecnico-Professionale: Una Leva per lo Sviluppo Economico e Sociale
Parallelamente, Codeway Expo 2025 ha affrontato il tema cruciale della formazione tecnico-professionale (TVET) come strumento strategico per lo sviluppo economico e l’inclusione sociale, sia in Africa che in Italia. Il panel “TVET Africa Index 2025” ha presentato uno studio inedito sulla situazione dell’istruzione tecnico-professionale in Paesi come Ghana, Niger, Etiopia, Ruanda e Costa d’Avorio, rivelando un settore in evoluzione, con forti potenzialità ma ancora frenato da limiti strutturali, carenze normative e curricula obsoleti.
L’Africa si confronta con una situazione paradossale: un elevato tasso di disoccupazione accanto alla mancanza di personale tecnico specializzato, in un mercato del lavoro che ogni anno vede l’ingresso di 10-12 milioni di giovani a fronte di soli 3,1 milioni di nuove posizioni lavorative.
Ciò nonostante, i dati raccolti evidenziano come investire nella TVET produca risultati tangibili in termini di occupabilità.
Ad esempio, in Costa d’Avorio, il 71% dei neodiplomati BTS trova impiego entro sei mesi dal termine degli studi.
In Etiopia, il numero di iscritti ai programmi TVET è salito da 5.264 nel 1999 a oltre 387.000 nel 2018, mentre in Niger si è registrata una crescita del 385% tra il 2013 e il 2017.
Haruna Iddrisu, Ministro dell’Educazione del Ghana, ha espresso con forza l’importanza vitale dell’istruzione professionale per convertire l’espansione demografica africana in reali possibilità di crescita economica. “Il Ghana punta a creare smart schools e ad integrare le competenze digitali fin dall’asilo. Il Piano Mattei rappresenta per noi uno strumento monumentale per costruire capitale umano, e la collaborazione pubblico-privato sarà la chiave per non disperdere questo potenziale“.
Anche in Italia, il divario di competenze (skill gap) rappresenta un ostacolo crescente per la crescita industriale.
Secondo i dati di aprile 2025 del ministero del Lavoro, le aziende italiane sono alla ricerca di 460.000 dipendenti, e per il 48,2% di queste posizioni la copertura è complessa.
Per quanto riguarda le professioni tecnico-ingegneristiche e gli operai specializzati, lo scarto tra ciò che viene offerto e ciò che è richiesto raggiunge il 66-76%.
Le motivazioni principali sono la carenza di candidati (30%) e la loro preparazione insufficiente (14%).
Parallelamente, si osserva un aumento nell’impiego di lavoratori stranieri, passati da 95.000 unità nel 2022 a una stima di oltre 128.000 nel 2024, rappresentando il 22-24% del totale dei nuovi ingressi nel mercato del lavoro.
Questo dato mette in risalto l’esigenza di potenziare il sistema formativo tecnico anche in Italia, rilanciando i percorsi orientati all’industria, all’energia, alla sanità, all’agritech e al digitale.
Il Modello Lombardia: Innovazione e Cooperazione Decentrata
La Regione Lombardia ha partecipato a Codeway Expo con un proprio stand, presentando il “Modello Lombardia” come esempio di cooperazione decentrata allo sviluppo. L’obiettivo è coinvolgere nei progetti di cooperazione non solo le ONG e le OSC, ma tutto il sistema lombardo, mettendo in campo gli stessi attori che hanno reso possibile lo sviluppo nei nostri territori: le imprese, le realtà sociali, le istituzioni della conoscenza e le istituzioni territoriali.
Partendo da questa consapevolezza, è stato istituito il Tavolo Multiattori della Cooperazione Internazionale, che ha visto la collaborazione di ONG, aziende, atenei, enti di formazione, sindacati, centri di ricerca e rappresentanti delle istituzioni locali.
Tutti sono stati chiamati a elaborare congiuntamente proposte e iniziative di sviluppo territoriale che, partendo dalle necessità e dalle richieste dei paesi beneficiari, potessero valorizzare le specifiche competenze di ciascun attore.
La cooperazione allo sviluppo viene considerata uno strumento essenziale per promuovere la pace, creando le condizioni concrete per la crescita dei territori e dei paesi più svantaggiati, attraverso una collaborazione che costruisce ponti anziché erigere barriere.
La Lombardia si propone di riconquistare il ruolo di protagonista nella solidarietà internazionale, affrontando sfide pressanti come la gestione dei flussi migratori e l’integrazione delle comunità straniere.
I progetti che la Regione Lombardia sta realizzando in Ucraina, Kenya, Mozambico, Tanzania, Tunisia e in tanti altri Paesi del mondo rappresentano un contributo autentico alla pace e alla prosperità per tutti.

Un Futuro di Collaborazione e Crescita Sostenibile
In definitiva, gli eventi di Codeway Expo 2025 hanno delineato un quadro chiaro: la cooperazione tra Italia e Africa nel settore farmaceutico e nella formazione tecnico-professionale rappresenta un’opportunità strategica per promuovere uno sviluppo sostenibile e inclusivo. L’impegno del settore privato, unito all’azione delle istituzioni pubbliche e delle organizzazioni internazionali, può generare un impatto significativo sulla salute globale, sull’occupabilità e sulla crescita economica dei Paesi coinvolti.
L’Italia, con la sua solida filiera farmaceutica e il suo know-how nel campo della formazione, può svolgere un ruolo di primo piano in questo processo, contribuendo a costruire un futuro di prosperità e benessere per tutti.
Amici lettori, riflettiamo un attimo. L’innovazione farmaceutica, in un contesto di cooperazione internazionale, non è solo una questione di sviluppo di nuovi farmaci o vaccini. È anche, e soprattutto, una questione di accesso. Un business case farmaceutico moderno deve considerare l’equità come un elemento centrale. L’innovazione deve arrivare a tutti, indipendentemente dalla loro posizione geografica o dal loro reddito.
E qui entra in gioco un concetto più avanzato: il “social return on investment” (SROI). Non basta calcolare il ritorno economico di un investimento farmaceutico. Bisogna anche misurare il suo impatto sociale: quanti vite sono state salvate, quanti anni di vita sono stati guadagnati, quanti bambini sono stati vaccinati. Un business case farmaceutico veramente innovativo è quello che massimizza sia il profitto economico che l’impatto sociale.
Pensateci: ogni farmaco, ogni vaccino, ogni programma di formazione è un’opportunità per costruire un mondo più giusto e più sano. Sta a noi, come società, assicurarci che queste opportunità siano sfruttate al meglio.
- Sito ufficiale di Farmindustria, utile per approfondire il punto di vista dell'associazione.
- Pagina ufficiale del Global Fund con i membri del consiglio direttivo, compresa Roslyn Morauta.
- Pagina ufficiale di Gavi dedicata al CEO Sania Nishtar, citata nell'articolo.
- Approfondimento sull'African Vaccine Manufacturing Accelerator (AVMA) di Gavi.