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- L'OMS suggerì di adattare i piani, ma il governo ignorò l'indicazione.
- Il piano del 2006 conteneva le azioni chiave della pandemia.
- Nel novembre 2020 il Corriere riportava dati anomali di polmoniti.
Un’Inchiesta Sulla Gestione Iniziale del Covid-19 in Italia
La gestione della fase iniziale della pandemia di Covid-19 in Italia è al centro di un acceso dibattito politico e di un’indagine approfondita da parte della commissione Covid. Al centro delle discussioni vi è il mancato adeguamento del piano pandemico preesistente, risalente al 2006, e le possibili conseguenze di tale omissione. L’attenzione si concentra sulle decisioni prese dall’allora governo Conte e, in particolare, dall’ex ministro della Salute Roberto Speranza.
Secondo quanto emerso da un articolo pubblicato su Il Giornale, e ripreso da esponenti di Fratelli d’Italia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva fornito, già nel febbraio 2020, un piano strategico e linee guida per supportare i governi nazionali nella lotta contro il virus. L’OMS suggeriva di adattare i piani pandemici esistenti, ma il governo Conte avrebbe ignorato tale indicazione. Questa omissione solleva interrogativi cruciali: perché il governo italiano non ha seguito le raccomandazioni dell’OMS e degli esperti consultati? *L’adozione del piano pandemico avrebbe potuto salvare delle vite?
Le Raccomandazioni Disattese dell’OMS e le Voci Inascoltate degli Esperti
Le critiche si concentrano sul fatto che, nonostante le raccomandazioni dell’OMS e i suggerimenti degli esperti, il governo italiano non avrebbe adeguato il piano pandemico del 2006. Ignazio Zullo, capogruppo di FdI nella commissione Sanità del Senato, ha messo in evidenza come l’OMS avesse messo a disposizione un programma strategico e delle direttive che, se seguite, avrebbero reso pienamente operativo il piano pandemico del 2006. Zullo ha chiesto a Speranza di fornire una spiegazione sul motivo per cui abbia agito discostandosi dai suggerimenti dell’OMS, un’organizzazione della quale egli aveva sempre professato una fiducia incondizionata.
Anche gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico (CTS), nominati dal governo Conte-bis, avrebbero consigliato di non accantonare il piano pandemico del 2006. Tuttavia, stando alle accuse, Speranza, il ministro che aveva tranquillizzato la popolazione italiana sulla sua fiducia nella scienza, avrebbe contraddetto per primo questo principio.

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I Documenti dell’OMS “Inchiodano” il Governo Conte?
Ulteriori elementi di discussione emergono da due documenti dell’OMS che, secondo alcuni, “inchiodano” il governo Conte. Un documento del 6 febbraio 2020, intitolato “Piano strategico di preparazione e risposta al COVID-19 (SPRP)”, forniva agli Stati linee guida per la risposta al Covid-19, suggerendo di basarsi sui piani esistenti di emergenza sanitaria pubblica. Un altro documento, pubblicato il 12 febbraio 2020, offriva “Linee guida operative nazionali di preparazione e risposta”, specificando che tali linee guida potevano essere utilizzate per adattare rapidamente i Piani d’azione nazionali per la sicurezza sanitaria (Naphs) e i Piani di preparazione all’influenza pandemica (Pipp) al Covid.
L’OMS raccomandava di adattare, non di riscrivere, i piani esistenti. Ciò nonostante, il piano per le pandemie influenzali e per la SARS, risalente al 2006, sarebbe stato completamente disatteso dalle autorità sanitarie italiane. In commissione d’inchiesta Covid, il presidente Fdi Marco Lisei ha fatto notare che il piano del 2006 conteneva “tutte le azioni chiave e le fasi della pandemia che sono abbastanza sovrapponibili a quello che è successo”.
Le Domande Senza Risposta e le Vite che Avrebbero Potuto Essere Salvate
La mancata applicazione del piano pandemico del 2006 solleva interrogativi inquietanti. Nel novembre 2020, il Corriere della Sera riportava dati sulle polmoniti anomale dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che mostravano un incremento significativo dei casi nel novembre e dicembre 2019. Questi dati suggeriscono che il virus potrebbe essere stato presente in Italia prima di quanto si pensasse.
Nicola Del Duce, già portavoce del ministro Speranza, ha evidenziato in un suo scritto che “il non aggiornamento del Piano è costato alle istituzioni un pezzo importante di credibilità nella gestione della prima fase dell’emergenza”. Durante la commissione d’inchiesta, Andrea Urbani, ex direttore della programmazione sanitaria, ha precisato che il piano pandemico del 2006 “è stato valutato non applicabile”, ma questa decisione non è stata presa da lui, bensì dalla direzione generale della Prevenzione del ministero della Salute.
Sergio Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, ha affermato che “se nel 2020 l’Italia avesse applicato il piano pandemico del 2006, anche se non aggiornato, avremmo avuto molti meno morti”. La questione fondamentale resta: per quale motivo il piano del 2006 è stato accantonato, andando contro le direttive dell’OMS? Quante vite si sarebbero potute salvare?
Riflessioni Sull’Innovazione Farmaceutica e la Preparazione alle Pandemie
Amici lettori, la vicenda del piano pandemico mancato ci porta a riflettere su un aspetto fondamentale dell’innovazione farmaceutica e della preparazione alle pandemie: la capacità di adattamento. Un piano pandemico, per quanto ben concepito, non può prevedere ogni scenario possibile. La vera innovazione risiede nella capacità di aggiornare e modificare i piani esistenti alla luce delle nuove informazioni e delle nuove sfide.
Un concetto più avanzato da considerare è quello della “resilienza del sistema sanitario”. Non si tratta solo di avere piani pandemici aggiornati, ma di costruire un sistema sanitario in grado di assorbire gli shock e di adattarsi rapidamente alle nuove emergenze. Questo richiede investimenti in ricerca e sviluppo, formazione del personale, e una stretta collaborazione tra istituzioni, mondo scientifico e industria farmaceutica.
La pandemia di Covid-19 ci ha insegnato che la preparazione è fondamentale. Non possiamo permetterci di ripetere gli errori del passato. Dobbiamo imparare a fidarci della scienza*, ad ascoltare gli esperti, e ad agire con prontezza e determinazione per proteggere la salute dei cittadini. La riflessione su questi temi è un dovere civico, un passo necessario per costruire un futuro più sicuro e resiliente.