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Allarme blue tongue: allevatori disperati e contagi in crescita!

La febbre catarrale degli ovini si espande, mettendo a rischio gli allevamenti italiani e sollevando interrogativi cruciali sul supporto agli allevatori e sulla prevenzione delle epidemie.
  • 599 capi ovini morti nelle Marche a causa della Blue Tongue.
  • 635 nuovi casi di Blue Tongue tra giugno e luglio 2025.
  • Regione stanzia 100.000 euro, insufficienti per l'emergenza.

In data odierna, il 14 agosto 2025, alle ore 07:51, l’argomento riguardante la Blue Tongue, o febbre catarrale degli ovini, suscita un forte stato di allerta crescente, tanto nel contesto zootecnico italiano quanto in quello europeo. Le notizie relative al pericolo si propagano rapidamente; emergono infatti report che attestano una carenza di risorse e l’urgenza di adottare provvedimenti mirati per affrontare queste epidemie.

L’eco dell’allarme: una voce dal campo

Silvia Bonomi, allevatrice di Ussita e titolare dell’azienda agricola “La Sopravissana dei Sibillini”, lancia un grido d’allarme a difesa della sua categoria. La sua preoccupazione si concentra sulla disponibilità di risorse adeguate per affrontare l’emergenza. I 100.000 euro stanziati dalla Regione per far fronte all’emergenza Blue Tongue, previsti solo per l’anno prossimo, appaiono insufficienti per coprire le ingenti spese derivanti dalla mortalità degli animali, dallo smaltimento delle carcasse, dai vaccini, dai repellenti e dalle disinfestazioni. La Bonomi, pur non richiedendo contributi diretti, si fa portavoce delle difficoltà del comparto, soprattutto quello lattiero, e denuncia la drammatica situazione in cui versano molti allevatori, alcuni dei quali costretti a vendere metà del proprio gregge ancora sano.

La Blue Tongue ha già causato la morte di 599 capi ovini nelle Marche, principalmente nella provincia di Macerata. La Bonomi sottolinea come lo stanziamento regionale, previsto per coprire i costi del vaccino, dei repellenti, dei capi morti e dell’eventuale perdita di reddito, non sarà disponibile prima del 2026, considerando che al relativo bando si potrà accedere fino al termine dell’anno corrente.

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  • 👎 Inaccettabile! La gestione di questa emergenza è......
  • 🤔 Ma ci siamo chiesti se la monocoltura intensiva......

L’avanzata inarrestabile della Blue Tongue

L’inarrestabile avanzata della febbre catarrale degli ovini continua a manifestarsi con preoccupazione. Originariamente confinata alle regioni centrali d’Italia, questa malattia ha esteso il suo raggio d’azione al Friuli Venezia Giulia e attualmente rappresenta una minaccia concreta per gli allevamenti situati in Emilia Romagna. Il clima caldo di questi ultimi periodi ha favorito l’incremento e la diffusione dell’insetto appartenente al genere Culicoides, vettore primario del virus stesso, suscitando timori circa una possibile escalation nei contagi. I report elaborati da Confagricoltura evidenziano un notevole aumento dei focolai registrati tra giugno e luglio: sono stati accertati ben 635 nuovi casi, in netto contrasto con i soli 133 osservati nei quattro mesi precedenti; questo porta dunque il bilancio complessivo a raggiungere quota 768 focolai.

In tale situazione emergenziale si fa sempre più forte l’appello per interventi di contenimento efficaci che includano principalmente campagne vaccinali; tuttavia, ci si imbatte nella difficoltà legata alla limitata disponibilità di vaccini unitamente ai costi associati alla profilassi, i quali non dovrebbero ricadere sulle spalle degli allevatori stessi. In risposta a ciò, il Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna ha posto in evidenza tali problematiche richiedendo iniziative informative dettagliate rivolte agli allevatori ed enfatizzando l’importanza di rispettare le normative relative alla movimentazione animale nelle zone colpite dal virus. È fondamentale considerare come la specie maggiormente interessata sia quella ovina; tuttavia, non si può trascurare l’infezione nei bovini , che presentano sintomi generalmente meno severi. Attualmente, il sierotipo predominante risulta essere il BTV-8; va però sottolineato che in Sardegna si registra anche il sierotipo BTV-3. Le aree più gravemente afflitte includono l’Abruzzo, il Lazio, le Marche e l’Umbria.L’incidenza della Blue Tongue costituisce un serio problema, coinvolgendo diversi Stati europei come Polonia, Germania, Lituania, Ungheria e Lettonia; basti pensare perfino alla Svizzera.L’Autorità Sanitaria dell’Unione Europea considera questa patologia fra quelle di immediata comunicazione.

L’impegno della Regione Emilia-Romagna

Nel mese di gennaio, è stato avviato dalla Regione Emilia-Romagna un programma volto a combattere il virus della Blue Tongue, mirante a frenare la sua diffusione nonché tutelare l’industria dell’ovicoltura presente nella regione. In virtù delle recenti evoluzioni sanitarie, le autorità regionali hanno ribadito la loro dedizione nell’assistere le aziende ovinicole interessate; infatti sono stati previsti finanziamenti ad hoc nel bilancio 2026 destinati a indennizzare i costi legati all’acquisto dei vaccini realizzati negli anni 2025 e 2026. Tuttavia, si specifica che le spese relative ai servizi veterinari necessari alla somministrazione del vaccino rimarranno responsabilità delle singole aziende.

Questo intervento è parte integrante del protocollo vigente stipulato tra ARAER e Area Sanità Veterinaria della Regione Emilia-Romagna; esso è progettato per incentivare una campagna volontaria riguardante la vaccinazione delle specie ovine vulnerabili alla Bluetongue. L’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi, ha messo in luce quanto sia cruciale partecipare attivamente al piano vaccinale e ha evidenziato come vi sia già una risposta positiva da parte degli allevatori interessati che stanno mostrando interesse nella richiesta del vaccino. L’ente regionale si impegnerà a seguire con scrupolo il progresso della condizione attuale, attuando ulteriori provvedimenti qualora si ritenesse opportuno.

Oltre l’emergenza: una riflessione sul futuro

La problematica della Blue Tongue si inserisce nel panorama delle emergenze sanitarie del comparto zootecnico, ponendo domande cruciali per il nostro approccio alla salute animale. In quale modo potremmo intensificare le nostre misure preventive, nonché i protocolli volti al controllo delle malattie tra gli animali? Quale forma concreta deve assumere il supporto dedicato agli allevatori – coloro che avvertono immediatamente gli effetti negativi generati da simili crisi sanitarie? E ancora: come possiamo stimolare una migliore conoscenza sui rischi legati alla salute pubblica associabili a questi eventi epidemici, nonché sulle pratiche indispensabili in materia di biosicurezza?

In termini correnti rispetto all’innovazione nell’ambito farmaceutico e ai casi d’affari relativi a quest’area specifica, appare evidente l’urgenza crescente di investimenti destinati allo studio avanzato non solo dei vaccini già esistenti ma anche alla creazione straordinariamente efficace, oltreché facilmente accessibile degli stessi. Contemporaneamente emerge la necessità impellente di adottare tecniche innovative per controllare i vettori infettivi con interventi mirati maggiormente duraturi sul lungo periodo. Non meno rilevante risulta sviluppare strutture imprenditoriali idonee ad assicurare una distribuzione congrua degli antidoti somministrabili finanche ai produttori minori o ubicati in aree marginalizzate.

Una verità fondante sull’innovazione farmacologica pertinente a questo dibattito potrebbe essere riassunta nella seguente affermazione: la prevenzione rappresenta un metodo sempre preferibile sia in termini economici sia in quelli successivi rispetto all’effetto curativo. Investire nella ricerca e nello sviluppo di vaccini e strategie di controllo del vettore può ridurre significativamente i costi associati alle epidemie e proteggere il patrimonio zootecnico.
Una nozione avanzata, invece, riguarda la necessità di adottare un approccio “One Health”, che riconosca l’interconnessione tra la salute umana, la salute animale e l’ambiente. La Blue Tongue, come altre malattie trasmesse da vettori, è influenzata dai cambiamenti climatici e dalle pratiche agricole. Affrontare queste sfide richiede una collaborazione multidisciplinare e un approccio integrato che tenga conto di tutti i fattori coinvolti.

La crisi della Blue Tongue ci invita a riflettere sul valore del nostro patrimonio zootecnico e sulla necessità di proteggerlo con tutti i mezzi a nostra disposizione. Non si tratta solo di una questione economica, ma anche di una questione di sicurezza alimentare, di tutela della biodiversità e di salvaguardia delle tradizioni rurali.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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