E-Mail: [email protected]
- Il 37% dei farmaci essenziali (229 unità) è terminato a Gaza.
- Carenza del 54% nei trattamenti oncologici ed ematologici.
- 350.000 persone con malattie croniche nella Striscia di Gaza.
Il Business Case della Compassione: Innovazione Farmaceutica a Gaza
La situazione nella Striscia di Gaza, segnata da anni di crisi umanitaria, pone sfide enormi per l’accesso ai beni primari, inclusi i farmaci. Restrizioni di accesso, difficoltà economiche e conflitti continui hanno creato un panorama complesso, spingendo le aziende farmaceutiche a confrontarsi con un bivio cruciale: aderire ai modelli di business tradizionali, spesso inadeguati per una popolazione vulnerabile, o adottare un approccio più innovativo e responsabile. Questa analisi esplora come la crisi farmaceutica a Gaza stia forzando le aziende a rivalutare i modelli di business consolidati, ricercando collaborazioni con ONG per garantire l’accesso a farmaci essenziali e implementando iniziative innovative come licenze non esclusive e programmi di donazione strutturati.
La crisi farmaceutica a Gaza: un contesto allarmante
Il sistema sanitario nella Striscia di Gaza versa in condizioni critiche. Una tragica crisi umanitaria persiste a causa della carenza di medicinali, portando a un aumento del mercato nero. Questo fenomeno, acuito dallo scoppio della guerra, desta preoccupazione tra la popolazione palestinese e gli esperti. I farmaci sono venduti in condizioni non sicure e senza controlli, esponendo gli utilizzatori a gravi rischi per la salute. La precarietà delle strutture sanitarie e la scarsità di risorse mediche indispensabili spingono molti a rivolgersi a questi canali illeciti nel tentativo disperato di soddisfare le necessità farmaceutiche basilari, aprendo la strada a sfruttamento e illeciti.
Il Direttore Generale del Ministero della Salute di Gaza, il Dottor Munir al-Borsh, ha comunicato che il *37% dei medicinali di prima necessità, corrispondenti a 229 unità, e il 59% dei materiali sanitari, equivalenti a 597 unità, sono completamente terminati*.
I trattamenti oncologici ed ematologici sono tra i più carenti (54%), seguiti dai farmaci per la salute materna e infantile (51%) e dai vaccini (42%). La carenza di farmaci per l’assistenza sanitaria primaria ha raggiunto il 40%, quella per patologie renali e dialisi il 25%, quella per la salute mentale il 24%, e quella per la chirurgia e la terapia intensiva il 23%.
La scarsità di dispositivi essenziali per il cateterismo cardiaco e gli interventi a cuore aperto raggiunge il 99%; per l’ortopedia, l’87%; e per l’oftalmologia, il 73%. Inoltre, il 45% dei materiali per la dialisi e il 27% di quelli chirurgici sono assenti. Queste cifre allarmanti indicano che i farmaci e i materiali di consumo rimanenti sono sufficienti solo per periodi limitati, minacciando la completa interruzione di servizi medici critici, tra cui il trattamento del cancro, gli interventi chirurgici e la gestione delle emergenze, mettendo a rischio la vita di migliaia di pazienti.
Molti, di fronte a questa drammatica situazione, si vedono costretti ad acquistare farmaci dal mercato nero. Un team di giornalisti ha documentato questo fenomeno, riscontrando la reticenza dei venditori a farsi identificare, a causa della natura illegale delle loro attività. Alcuni ammettono di rubare i farmaci dai centri medici, concentrandosi su antidolorifici potenti, rivenduti a prezzi raddoppiati. Cittadini raccontano di aver dovuto acquistare farmaci dalle bancarelle per curare infezioni, non trovandoli nelle farmacie. Le difficili condizioni di vita a Gaza, come l’inquinamento dell’acqua e dell’aria rendono secondario, per gli abitanti, il problema della conservazione inadeguata dei farmaci, malgrado i gravi pericoli derivanti dall’utilizzo di medicinali di provenienza incerta o scaduti.
Farmacisti locali lanciano l’allarme, evidenziando come questo fenomeno rappresenti una grave minaccia per la salute pubblica. La mancanza di magazzini per le scorte mediche, dovuta ad attacchi o furti, spinge anche i farmacisti a ricorrere a questo mercato illecito per sopperire alle carenze nelle proprie attività. I pazienti affetti da patologie croniche risultano relativamente meno colpiti, conoscendo bene la propria terapia, mentre chi necessita di cure d’emergenza soffre per la mancanza di un adeguato supporto medico.
Numerosi farmaci risultano esauriti nelle farmacie di Gaza, rendendo impossibile soddisfare le necessità dei pazienti, in particolare quelli affetti da malattie croniche e gravi complicazioni sanitarie. I farmaci per il diabete sono spesso inutilizzabili a causa della mancanza di elettricità, necessaria per la conservazione a basse temperature, mentre le iniezioni di insulina sono molto scarse, costringendo alcuni pazienti a utilizzare la stessa siringa più volte. Alcune bancarelle vendono narcotici, utilizzando il mercato farmaceutico come copertura. La maggior parte di questi farmaci viene rubata dai magazzini medici o dai camion di soccorso del ministero della sanità, richiedendo un’azione urgente per fermare questo pericoloso fenomeno. Il ministero della salute palestinese a Gaza mette in guardia dall’acquisto di medicinali da bancarelle non autorizzate, sottolineando il pericolo reale per la salute e la vita dei cittadini, a causa della mancanza di licenze e delle condizioni di conservazione inadatte.
Secondo le statistiche, il numero di persone con malattie croniche nella Striscia di Gaza si aggira intorno alle 350.000 unità.
- È incoraggiante vedere come le aziende farmaceutiche stiano......
- La situazione a Gaza è disperata, ma dubito che la......
- E se invece di focalizzarci solo sulla fornitura......
- Forse dovremmo investire di più sulla produzione di farmaci......
Partnership strategiche e modelli innovativi
Di fronte a questa crisi, emergono modelli innovativi basati su partnership strategiche tra aziende farmaceutiche e ONG. L’obiettivo è superare le barriere logistiche e burocratiche che ostacolano la distribuzione dei farmaci, garantendo che raggiungano chi ne ha più bisogno. Le collaborazioni con organizzazioni come Emergency, attive da anni nell’assistenza medica gratuita, sono cruciali per raggiungere direttamente i pazienti e garantire un accesso equo alle cure.
Oltre alle partnership con le ONG, le aziende farmaceutiche stanno esplorando iniziative come la concessione di licenze non esclusive per farmaci salvavita, che consente a produttori locali di fabbricare farmaci generici a basso costo, aumentando l’accessibilità. L’implementazione di programmi di donazione strutturati, con impegni regolari di fornitura di farmaci essenziali, contribuisce a stabilizzare l’approvvigionamento e a ridurre la dipendenza dagli aiuti esterni.
Queste iniziative, pur promettenti, affrontano sfide significative, come la mancanza di infrastrutture adeguate, la corruzione e l’instabilità politica. È fondamentale garantire la qualità dei farmaci donati e il loro utilizzo appropriato, seguendo rigorosi protocolli medici.

Il business case della compassione
Nonostante le difficoltà, emerge un “business case della compassione”, dimostrando che è possibile conciliare profitto e responsabilità sociale. Le aziende che adottano questo approccio contribuiscono a salvare vite e migliorare la salute, rafforzando la propria reputazione e costruendo relazioni di fiducia con pazienti e comunità locali. La compassione diviene un elemento essenziale per il successo a lungo termine nel settore farmaceutico, in un mondo sempre più interconnesso e consapevole. La crisi di Gaza, in questo contesto, non è solo una tragedia umanitaria, ma un banco di prova per un nuovo modo di fare impresa, dove il profitto è uno strumento per creare valore sociale e migliorare la vita delle persone.
Le aziende farmaceutiche, quindi, si trovano di fronte a una trasformazione epocale, dove la sostenibilità del business è intrinsecamente legata alla capacità di rispondere alle esigenze delle comunità più vulnerabili. Questa nuova visione implica un ripensamento dei modelli operativi, con un focus sull’innovazione sociale e la creazione di valore condiviso.
Verso un futuro di innovazione e responsabilità
Il 25 dicembre 2025, la crisi farmaceutica a Gaza continua a rappresentare una sfida complessa e urgente. Tuttavia, le iniziative innovative e le partnership strategiche che stanno emergendo offrono un barlume di speranza. La concessione di licenze non esclusive, i programmi di donazione strutturati e la collaborazione con ONG come Emergency rappresentano passi importanti verso un accesso più equo ai farmaci essenziali.
È fondamentale che le aziende farmaceutiche continuino a investire in ricerca e sviluppo per trovare soluzioni innovative che rispondano alle specifiche esigenze della popolazione di Gaza. Questo include lo sviluppo di farmaci a basso costo, facili da somministrare e adatti alle condizioni ambientali difficili della regione. È inoltre essenziale garantire la formazione del personale sanitario locale, in modo che possa utilizzare al meglio i farmaci disponibili e fornire cure adeguate ai pazienti.
La crisi di Gaza rappresenta un’opportunità unica per le aziende farmaceutiche di dimostrare il proprio impegno per la salute globale e la responsabilità sociale. Abbracciando il “business case della compassione”, queste aziende possono non solo contribuire a salvare vite e migliorare la salute della popolazione di Gaza, ma anche costruire un futuro più sostenibile e inclusivo per tutti. Il futuro dell’industria farmaceutica, in definitiva, dipenderà dalla capacità di coniugare profitto e valore sociale, mettendo al centro la persona e le sue esigenze.
Riflessioni conclusive sull’innovazione farmaceutica
L’innovazione farmaceutica, nel contesto della crisi di Gaza, ci invita a riflettere su cosa significhi realmente progresso. Non si tratta solo di sviluppare nuove molecole o tecnologie, ma di ripensare l’intero sistema di accesso ai farmaci, rendendolo più equo e sostenibile. La nozione base di innovazione farmaceutica legata al tema è la “Drug Repurposing”, ovvero l’utilizzo di farmaci già esistenti per nuove indicazioni terapeutiche. Questo approccio può ridurre i tempi e i costi di sviluppo, rendendo i farmaci più rapidamente disponibili per le popolazioni che ne hanno bisogno.
Una nozione più avanzata è quella del “Value-Based Pricing”, ovvero la definizione del prezzo di un farmaco in base al suo reale valore terapeutico e all’impatto sulla salute del paziente. Questo modello potrebbe incentivare le aziende farmaceutiche a concentrarsi sullo sviluppo di farmaci che offrono un reale beneficio clinico, piuttosto che limitarsi a massimizzare i profitti. Entrambi questi concetti possono aiutare molto la popolazione di Gaza.
Ciò che emerge con forza è la necessità di un cambiamento di paradigma, dove la compassione non sia vista come un costo, ma come un investimento nel futuro. Un futuro in cui l’innovazione farmaceutica sia al servizio dell’umanità, e non viceversa. Pensiamo a quanto un farmaco, anche il più innovativo, sia inutile se non può raggiungere chi ne ha bisogno. La vera innovazione, forse, risiede proprio nella capacità di abbattere le barriere che impediscono l’accesso alle cure, costruendo un mondo più giusto e solidale.








