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- Dal 1° settembre 2025 le scuole private di osteopatia cesseranno l'attività.
- Per l'anno 2025-2026, sono stati messi a bando 425 posti universitari.
- Entro 36 mesi, esame abilitante universitario per i professionisti registrati.
L’osteopatia in Italia sta per raggiungere una svolta cruciale con l’imminente approvazione del decreto che definisce i criteri per il riconoscimento dei titoli pregressi, un passo fondamentale dopo sette anni di attesa dalla legge 3/2018. Questo provvedimento segna la fine di un’era per le scuole private di osteopatia, che dovranno cessare la loro attività a partire dal 1° settembre 2025.
Il nuovo panorama della formazione in osteopatia
Il futuro della formazione in osteopatia sarà saldamente nelle mani delle università accreditate dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR). La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che istituisce il corso di laurea triennale in osteopatia, avvenuta il 16 febbraio 2024, ha aperto la strada a un percorso formativo abilitante e standardizzato. Per l’anno accademico 2025-2026, sono stati messi a bando 425 posti, suddivisi tra università pubbliche (155 posti) e private (270 posti). Questo segna un cambiamento radicale rispetto al passato, in cui le scuole private rappresentavano la principale via di accesso alla professione.

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La sanatoria per i professionisti del passato
Il decreto non si occupa solo dei futuri osteopati, ma anche di coloro che si sono formati in passato. Per i professionisti già operanti, saranno creati *appositi registri temporanei destinati a esaurirsi, gestiti dagli Ordini che sovrintendono ai tecnici sanitari di radiologia medica e alle professioni tecniche sanitarie, della riabilitazione e della prevenzione. A questi elenchi potranno iscriversi coloro che, alla data del 31 agosto 2025, avranno frequentato un corso di formazione di almeno tre anni in osteopatia e che siano in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore o titolo equivalente.
I percorsi formativi dovranno conformarsi a specifici requisiti, tra i quali un monte ore complessivo minimo di 2.400 per la formazione teorica (pari a 96 crediti universitari) e un tirocinio di almeno 1.500 ore (60 crediti). Sarà mandatoria la presenza di personale docente con un titolo di laurea pertinente all’ambito di insegnamento. Anche i soggetti in possesso di titoli equipollenti, che garantiscano almeno 1.500 ore di formazione e 1.000 di tirocinio, potranno iscriversi all’elenco. L’eliminazione dai suddetti elenchi speciali avverrà in caso di conseguimento della laurea abilitante, per rinuncia volontaria, per il mancato versamento della quota annuale o a seguito di provvedimenti disciplinari.
L’esame di abilitazione e il futuro della professione
L’iscrizione agli elenchi speciali rappresenta solo una fase transitoria. Entro un massimo di 36 mesi, gli individui registrati saranno tenuti a superare un esame abilitante universitario, che garantirà il pieno riconoscimento della qualifica o l’equivalenza dei percorsi formativi pregressi. L’esame includerà altresì moduli formativi aggiuntivi, quali medicina legale, etica e deontologia professionale, gestione sanitaria, tecniche di primo soccorso e prevenzione. Solo dopo aver superato questa verifica, sarà consentita l’iscrizione all’albo professionale degli osteopati, con la conseguente uscita dagli elenchi temporanei.
Il Consiglio Superiore di Sanità ha espresso parere favorevole sullo schema, sottolineando che la misura costituisce uno strumento chiaro e coerente per la tutela dei cittadini. Il proposito è duplice: valorizzare i percorsi formativi già completati dai professionisti e, al contempo, garantire che le nuove generazioni di osteopati ricevano una preparazione conforme agli standard universitari e scientifici riconosciuti a livello europeo.
Verso una professione osteopatica più solida e riconosciuta
La riforma dell’osteopatia in Italia rappresenta un passo avanti significativo verso una professione più solida, riconosciuta e tutelata. La standardizzazione della formazione universitaria e l’istituzione di un albo professionale garantiranno una maggiore qualità dei servizi offerti ai cittadini e una maggiore chiarezza per i professionisti del settore. Questo processo di riconoscimento, sebbene lungo e complesso, è fondamentale per dare dignità e valore a una professione che ha dimostrato di poter contribuire significativamente al benessere delle persone.
Riflessioni sul futuro dell’osteopatia in Italia
Amici lettori, questa riforma dell’osteopatia ci porta a riflettere su quanto sia importante il riconoscimento e la regolamentazione delle professioni sanitarie. Nel contesto dell’innovazione farmaceutica e dei business case farmaceutici moderni, l’osteopatia rappresenta un esempio di come una disciplina, inizialmente al di fuori dei canoni tradizionali, possa integrarsi nel sistema sanitario, portando con sé un approccio olistico e complementare alla cura del paziente.
Una nozione base di innovazione farmaceutica applicabile a questo contesto è l’importanza della evidence-based practice, ovvero la pratica basata su prove scientifiche. L’osteopatia, per consolidare la sua posizione nel panorama sanitario, deve continuare a investire nella ricerca e nella validazione scientifica dei suoi trattamenti.
Una nozione avanzata riguarda invece l’integrazione dell’osteopatia nei modelli di value-based healthcare*, dove l’obiettivo è fornire cure di alta qualità al minor costo possibile. L’osteopatia, con il suo approccio manuale e personalizzato, può contribuire a ridurre la necessità di interventi più invasivi e costosi, migliorando l’efficacia complessiva del sistema sanitario. Vi invito a riflettere su come l’integrazione di diverse discipline e approcci terapeutici possa portare a un sistema sanitario più completo e centrato sul paziente. L’osteopatia, con il suo percorso di riconoscimento, ci offre un esempio stimolante di come l’innovazione e la tradizione possano convivere e arricchirsi a vicenda.