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- Oltre 70.000 calabresi l'anno migrano per ricevere cure mediche.
- Solo 18 posti letto di urologia per 510.000 abitanti.
- Nel 2022, tumori urologici aumentati del 12%.
Un Sistema al Limite
La sanità in Calabria versa in una situazione critica, un problema che affligge la regione da almeno due decenni. In un momento cruciale come la campagna elettorale, i candidati alla guida della Regione Calabria sembrano concordare sulla necessità di affrontare questa emergenza. Tuttavia, le parole non bastano: servono azioni concrete e immediate.
I servizi ospedalieri sono in affanno, con pronto soccorso congestionati e liste d’attesa interminabili. L’arrivo di medici stranieri, inizialmente accolto come una soluzione, non ha risolto i problemi strutturali. Anzi, molti di questi professionisti, di fronte alle difficoltà operative, stanno abbandonando il servizio. La migrazione sanitaria è un fenomeno inarrestabile: oltre 70.000 calabresi ogni anno sono costretti a cercare cure fuori regione, un esodo che impoverisce ulteriormente il sistema sanitario locale.
La medicina territoriale non è da meno. Il numero di medici di medicina generale (MMG) è in calo, lasciando migliaia di pazienti senza assistenza primaria. La continuità assistenziale è spesso un miraggio, e il servizio di emergenza 118 è paralizzato da una grave carenza di personale medico e infermieristico. Di fronte a questo scenario desolante, manca un piano concreto per un massiccio reclutamento di medici, infermieri e operatori socio-sanitari (OSS). Senza queste figure professionali, qualsiasi riforma sanitaria rischia di essere inefficace.
Urologia in Calabria: Un Caso Emblematico
La situazione dell’urologia nella provincia di Reggio Calabria è un esempio lampante delle criticità del sistema sanitario regionale. A fronte di una popolazione di oltre 510.000 abitanti, sono disponibili soltanto 18 posti letto ordinari di urologia presso il Grande Ospedale Metropolitano. I dati epidemiologici sono allarmanti: ogni anno, un italiano su sei soffre di patologie urologiche, e tre dei primi sei tumori diagnosticati negli uomini sono di natura urologica. Nel 2022, sono stati riscontrati 85.000 nuovi casi di tumori urologici, con un incremento del 12% rispetto al passato.

In questo contesto, le case di cura accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) hanno svolto un ruolo fondamentale, contribuendo a ridurre la fuga sanitaria e le liste d’attesa. Ciononostante, un provvedimento emanato di recente dal Dipartimento della Salute regionale ha imposto l’interruzione delle procedure chirurgiche specialistiche (quali urologia, ginecologia, vascolare) che esulano dal perimetro della chirurgia generale. Questa decisione, in contrasto con la normativa e la prassi consolidata, rischia di impoverire ulteriormente l’offerta sanitaria provinciale, costringendo i pazienti a cercare cure fuori regione.
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Le Case di Cura Accreditate: Un Ruolo Chiave a Rischio
La decisione di sospendere le prestazioni di chirurgia specialistica nelle case di cura accreditate solleva interrogativi sulla visione strategica della sanità regionale. Queste strutture hanno rappresentato un valido supporto al sistema pubblico, garantendo cure tempestive e riducendo la pressione sugli ospedali. La loro esclusione rischia di aggravare le liste d’attesa, aumentare la migrazione sanitaria e compromettere la salute dei cittadini.
È fondamentale che le autorità competenti intervengano per risolvere questa situazione, ripristinando il ruolo delle case di cura accreditate e garantendo ai pazienti l’accesso alle cure necessarie. Il protrarsi di questa condizione potrebbe avere conseguenze gravi sulla prognosi di alcune malattie, aumentando la mortalità e la morbilità.
Un Appello alla Responsabilità e all’Innovazione
La sanità calabrese ha bisogno di una scossa, di un cambio di passo che metta al centro i bisogni dei pazienti e valorizzi le competenze dei professionisti sanitari. È necessario un piano straordinario di assunzioni, investimenti mirati nelle infrastrutture e una revisione dei modelli organizzativi. Solo così sarà possibile invertire la rotta e garantire ai cittadini calabresi un’assistenza sanitaria dignitosa e di qualità.
Amici, parliamoci chiaro: l’innovazione farmaceutica e i business case nel settore sanitario non sono solo questioni da addetti ai lavori. Pensateci: ogni nuovo farmaco, ogni terapia all’avanguardia, è il risultato di anni di ricerca, investimenti e, soprattutto, della volontà di migliorare la vita delle persone.
Nozione base: Un business case farmaceutico di successo non si limita a sviluppare un farmaco efficace, ma deve anche garantire che questo farmaco sia accessibile a chi ne ha bisogno, attraverso una strategia di pricing e distribuzione oculata.
Nozione avanzata: L’innovazione “disruptive” nel settore farmaceutico sta portando allo sviluppo di terapie personalizzate, basate sull’analisi del DNA del paziente. Questo richiede un ripensamento dei modelli di business tradizionali, con un focus maggiore sulla diagnostica e sulla collaborazione tra aziende farmaceutiche e centri di ricerca.
Riflettete: cosa possiamo fare, come cittadini, per sostenere l’innovazione nel settore sanitario e garantire che i benefici raggiungano tutti, senza distinzioni? La risposta non è semplice, ma il primo passo è informarsi e partecipare attivamente al dibattito pubblico.