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- Circa il 50% interrompe semaglutide entro 1 anno.
- I giovani (18-29 anni) hanno il 48% di probabilità in più.
- Costo stimato: 2000 euro all'anno (dose minima).
Una Sfida Complessa
La lotta contro l’obesità ha visto una svolta significativa con l’introduzione degli agonisti del recettore del peptide-1 simile al glucagone (GLP-1RA), farmaci che promettono una notevole perdita di peso. Tuttavia, uno studio recente presentato al congresso annuale dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete (EASD) a Vienna, dal 15 al 19 settembre 2025, solleva interrogativi cruciali sulla sostenibilità di questi trattamenti. La ricerca, condotta su un’ampia popolazione in Danimarca, rivela che circa la metà degli adulti non diabetici che iniziano ad assumere semaglutide, un farmaco dimagrante, interrompe il trattamento entro un anno. Questo dato allarmante mette in luce una problematica complessa: l’efficacia di questi farmaci è strettamente legata alla loro assunzione a lungo termine, e l’interruzione del trattamento può vanificare i benefici ottenuti.
Il Professor Reimar W. Thomsen, autore principale dello studio, sottolinea che questi farmaci non sono concepiti come soluzioni temporanee. La loro efficacia risiede nella capacità di controllare l’appetito a lungo termine, un effetto che svanisce con l’interruzione del farmaco. Originariamente concepiti per il trattamento del diabete, i recettori del GLP-1 hanno mostrato la capacità di favorire la perdita di peso attraverso una diminuzione dell’appetito e un aumento dei segnali di sazietà. Tuttavia, il costo elevato di questi farmaci, stimato in circa 2000 euro all’anno per la dose più bassa di semaglutide (dato aggiornato a giugno 2025), rappresenta un ostacolo significativo, ampliando potenzialmente le disparità sanitarie, poiché l’obesità colpisce in modo sproporzionato le comunità emarginate.
Analisi Dettagliata dei Fattori di Interruzione
Per comprendere meglio le ragioni di questa elevata interruzione, i ricercatori hanno analizzato i dati dei registri sanitari nazionali danesi. Lo studio ha coinvolto 77.310 pazienti che hanno iniziato ad assumere semaglutide per la perdita di peso tra il 1° dicembre 2022 e il 1° ottobre 2023. I risultati indicano che 40.262 pazienti (età media 50 anni, 72% donne) hanno interrotto il trattamento entro un anno. In particolare, il 18% ha interrotto entro 3 mesi, il 31% entro 6 mesi e il 42% entro 9 mesi.
L’analisi ha identificato diversi fattori che influenzano la probabilità di interruzione. I pazienti più giovani (18-29 anni) hanno il 48% di probabilità in più di interrompere il trattamento rispetto a quelli di età compresa tra 45 e 59 anni. Allo stesso modo, i residenti in zone con un reddito inferiore sono il 14% più propensi a sospendere la terapia rispetto a chi vive in aree ad alto reddito. Questi dati evidenziano l’impatto significativo del costo del farmaco sull’aderenza al trattamento.
Inoltre, i pazienti che avevano precedentemente assunto farmaci gastrointestinali hanno il 9% di probabilità in più di interrompere l’assunzione di semaglutide, suggerendo una maggiore vulnerabilità agli effetti collaterali gastrointestinali. Parallelamente, le persone con un precedente utilizzo di farmaci psichiatrici sono il 12% più inclini a sospendere la terapia, mentre chi soffre di patologie cardiovascolari o altre malattie croniche mostra una propensione maggiore, circa il 10%, a interrompere il trattamento precocemente, suggerendo una più alta probabilità di manifestare reazioni avverse.

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Il Lato Oscuro dei Farmaci per Dimagrire: Un’Analisi Approfondita
Oltre ai problemi di costo e aderenza, emergono preoccupazioni relative agli effetti collaterali e alle implicazioni a lungo termine dell’uso di farmaci GLP-1RA per la perdita di peso. Valter Longo, Professore di Biogerontologia e Direttore del Longevity Institute della University of Southern California a Los Angeles, sottolinea che questi farmaci aiutano a gestire la fame, ma non curano l’obesità. Longo mette in guardia sul fatto che il 30-40% del calo ponderale ottenuto con questi medicinali è costituito da massa magra, ovvero tessuto muscolare, con un effetto dannoso sulla longevità. Inoltre, una volta interrotto il trattamento, si tende a riprendere peso, principalmente sotto forma di grasso.
Longo critica l’eccessivo affidamento sui farmaci GLP-1RA, evidenziando la mancanza di un sistema sanitario che supporti un dimagrimento sano attraverso un approccio multidisciplinare che coinvolga medico, nutrizionista e psicologo. Egli propone l’uso di una dieta mima-digiuno 3-4 volte all’anno e la dieta della longevità giornaliera, che include mangiare per sole 12 ore al giorno.
Oltre ai comuni effetti collaterali come nausea, vomito e diarrea, Longo segnala una lunga lista di effetti collaterali, tra cui un raro rischio di ischemia ottica e cecità. L’Agenzia Europea del Farmaco ha riconosciuto la neuropatia ottica ischemica anteriore non arteritica (NAION) come un effetto collaterale “molto raro” dei farmaci a base di semaglutide.
Malgrado tali preoccupazioni, una ricerca pubblicata su Jama Oncology ha evidenziato che l’impiego di farmaci GLP-1 è connesso a un minor rischio generale di cancro, inclusi rischi ridotti per tumori dell’endometrio, delle ovaie e meningioma, nei pazienti obesi o sovrappeso. Tuttavia, l’assunzione potrebbe essere associata a un aumentato rischio di cancro al rene, richiedendo ulteriori indagini.
Verso un Approccio Olistico e Sostenibile alla Gestione del Peso
La crescente popolarità dei farmaci GLP-1RA solleva questioni etiche e sociali. La pubblicità diretta ai consumatori, come quella che vede protagonista l’ex tennista Serena Williams, può creare aspettative irrealistiche e promuovere un uso inappropriato di questi farmaci. È fondamentale promuovere un approccio consapevole e informato alla gestione del peso, che tenga conto dei rischi e dei benefici dei farmaci, nonché dell’importanza di uno stile di vita sano.
L’innovazione farmaceutica nel campo dell’obesità ha compiuto passi da gigante, ma è essenziale considerare questi farmaci come uno strumento all’interno di un approccio più ampio e personalizzato.
Riflessioni Finali: Oltre la Pillola, Verso un Cambiamento Duraturo
L’innovazione farmaceutica ci offre strumenti potenti, ma la vera sfida risiede nell’integrare questi strumenti in un approccio olistico e sostenibile alla salute.
Amici, riflettiamo un attimo. L’innovazione farmaceutica, nel contesto dell’obesità, ci ha regalato molecole come la semaglutide, capaci di risultati sorprendenti. Ma qui entra in gioco un concetto base di innovazione farmaceutica e business case: l’efficacia di un farmaco non si misura solo in termini di risultati immediati, ma anche in termini di aderenza a lungo termine e impatto sulla qualità della vita. Un farmaco che richiede un’assunzione continua per mantenere i benefici, e che presenta effetti collaterali significativi, solleva interrogativi sulla sua sostenibilità e sul suo valore reale.
E qui entra in gioco un concetto più avanzato: l’innovazione farmaceutica non può prescindere da un approccio integrato che consideri il paziente nella sua interezza. Questo significa non solo prescrivere un farmaco, ma anche fornire un supporto psicologico, nutrizionale e comportamentale per favorire un cambiamento duraturo nello stile di vita. L’obesità è una malattia complessa, con radici profonde nel nostro stile di vita e nella nostra società. Affrontarla con una semplice pillola è come cercare di spegnere un incendio con un bicchiere d’acqua.
Quindi, la prossima volta che sentite parlare di un farmaco miracoloso per dimagrire, fermatevi un attimo a riflettere. Chiedetevi se quella pillola è davvero la soluzione, o se invece è solo un palliativo che nasconde un problema più grande. E ricordatevi che la vera innovazione non sta solo nella scoperta di nuove molecole, ma anche nella capacità di creare un sistema sanitario che promuova la salute e il benessere a lungo termine.