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- Dal 2022, vietata la vendita di prodotti con ≥ 3mg di monacolina K.
- Dal 2024, stop agli health claims per prodotti con monacolina K.
- Aziende rivedono formulazioni con dosaggi < 3mg e altri ingredienti.
Un’analisi approfondita
Il panorama degli integratori alimentari destinati al controllo del colesterolo si trova in una fase di significativa trasformazione, alimentata da una crescente sensibilità dei consumatori verso strategie
di prevenzione e gestione naturale della salute cardiovascolare. In questo contesto, spiccano i prodotti
formulati con riso rosso fermentato, una risorsa naturale di monacolina K, una sostanza che presenta un’attività simile a quella delle statine, i farmaci tradizionalmente prescritti per ridurre i livelli di
colesterolo. Tuttavia, questa evoluzione nel campo della nutriceutica suscita interrogativi: rappresenta
una minaccia o, al contrario, un’opportunità per l’industria farmaceutica?
Parallelamente all’incremento della domanda di integratori, si intensifica il dibattito scientifico
sull’effettiva efficacia e sicurezza di tali prodotti. Sebbene numerosi studi clinici abbiano evidenziato la capacità della monacolina K di ridurre i livelli di colesterolo LDL, noto come “colesterolo cattivo”,
permangono incertezze legate alla variabilità nella composizione e nel dosaggio degli integratori, nonché
alla mancanza di una standardizzazione rigorosa. Tale eterogeneità rende complessa una valutazione
precisa dei benefici e dei rischi associati al loro utilizzo.
La monacolina K, nella sua forma lattonica, mostra una sorprendente somiglianza chimica con la
lovastatina, un farmaco soggetto a prescrizione medica impiegato per il trattamento dell’ipercolesterolemia.
Un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha messo in luce che il profilo di rischio del riso
rosso fermentato è comparabile a quello delle statine, con segnalazioni di eventi avversi quali mialgia (dolore muscolare) e incremento della creatinfosfochinasi (CPK). Questi dati suggeriscono la necessità
di un attento monitoraggio dell’uso di integratori a base di riso rosso fermentato, specialmente in pazienti
con preesistenti problematiche muscolari o che assumono contemporaneamente altri farmaci. L’ISS
raccomanda un’attività di sorveglianza continua sulla sicurezza degli integratori alimentari, inclusi quelli commercializzati come “naturali”.
Dal punto di vista regolatorio, l’Unione Europea ha introdotto normative più stringenti sull’impiego della
monacolina K negli integratori alimentari, con l’obiettivo primario di salvaguardare la salute dei
consumatori. Il Regolamento (UE) 2022/860, entrato in vigore il 22 giugno 2022, ha sancito il divieto di
vendita di prodotti contenenti porzioni singole per uso quotidiano con un quantitativo pari o superiore a
3 mg di monacolina K. Tale restrizione è stata implementata in seguito al pronunciamento scientifico dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), la quale ha espresso preoccupazioni significative circa la sicurezza della monacolina K quando assunta in dosi elevate.
Un’ulteriore modifica è stata apportata dal Regolamento (UE) 2024/2041, operativo dal 19 agosto 2024,
che ha esteso il quadro normativo, vietando in modo assoluto l’utilizzo di indicazioni sulla salute (health
claims) per i prodotti contenenti monacolina K. Ciò implica che le aziende non possono più promuovere
i benefici del riso rosso fermentato per il mantenimento dei livelli normali di colesterolo nel sangue.
Le variazioni normative rappresentano una sfida per le aziende produttrici di integratori a base di riso rosso fermentato, che devono rivedere le proprie formulazioni e strategie di marketing per adeguarsi
alle nuove disposizioni. Alcune imprese stanno valutando l’impiego di dosaggi inferiori di monacolina K
(inferiori a 3mg), in combinazione con altri ingredienti naturali quali la berberina, il carciofo o il
bergamotto, al fine di ottenere un effetto sinergico nella riduzione del colesterolo. Altre aziende
concentrano i propri sforzi sullo sviluppo di estratti di riso rosso fermentato con una migliore
biodisponibilità, per massimizzare l’efficacia anche a dosaggi più contenuti.

Aziende farmaceutiche e la nutriceutica: una convergenza strategica
Nonostante le difficoltà normative e le preoccupazioni relative alla sicurezza, l’interesse per la
nutriceutica continua a crescere anche all’interno dell’industria farmaceutica. Alcune aziende del settore
stanno investendo attivamente nello sviluppo di prodotti ibridi che combinano ingredienti naturali e
farmaceutici, creando nuove opportunità di business nel campo della prevenzione e della gestione del
colesterolo.
Questi prodotti ibridi si propongono come una soluzione intermedia tra i farmaci tradizionali e gli
integratori alimentari, offrendo ai pazienti un’opzione terapeutica più personalizzata e completa. Ad
esempio, alcune aziende stanno sviluppando combinazioni di statine a basso dosaggio e ingredienti
naturali, che hanno dimostrato di esercitare un effetto sinergico nella riduzione del colesterolo. L’obiettivo
è quello di minimizzare gli effetti collaterali associati all’uso di statine ad alto dosaggio, sfruttando
contemporaneamente i benefici offerti dagli ingredienti naturali.
La strategia di integrazione tra farmaci e nutrizione rappresenta una risposta all’evoluzione delle
esigenze dei pazienti, che ricercano soluzioni terapeutiche più olistiche e personalizzate. Le aziende
farmaceutiche, tradizionalmente focalizzate sullo sviluppo di farmaci di sintesi, stanno ampliando il loro
raggio d’azione per includere anche prodotti di origine naturale, rispondendo così alla crescente domanda di approcci terapeutici complementari.
Un esempio concreto di questa tendenza è rappresentato dallo sviluppo di prodotti che combinano
statine a basso dosaggio con ingredienti come il bergamotto, un agrume ricco di flavonoidi con proprietà
ipocolesterolemizzanti, o il carciofo, noto per la sua capacità di favorire la funzionalità epatica e
contribuire alla riduzione dei livelli di colesterolo. Tali combinazioni mirano a massimizzare l’efficacia
terapeutica, riducendo al contempo il rischio di effetti collaterali.
L’investimento nella nutriceutica da parte delle aziende farmaceutiche non si limita allo sviluppo di
prodotti ibridi, ma comprende anche attività di ricerca e sviluppo volte a identificare nuovi ingredienti
naturali con potenziali benefici per la salute cardiovascolare. L’obiettivo è quello di ampliare il portafoglio
prodotti con soluzioni innovative e basate su solide evidenze scientifiche.
Tuttavia, la convergenza tra industria farmaceutica e nutriceutica solleva anche alcune questioni
etiche e regolatorie. È fondamentale garantire che i prodotti ibridi siano sottoposti a rigorosi controlli
di qualità e sicurezza, e che la loro efficacia sia supportata da studi clinici ben condotti. Inoltre, è
necessario evitare che la commercializzazione di tali prodotti possa indurre i consumatori a sostituire i
farmaci prescritti dal medico con alternative meno efficaci o potenzialmente dannose.
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Nuovi modelli di prevenzione e gestione del colesterolo: verso la personalizzazione
L’integrazione di approcci farmacologici e non farmacologici ha il potenziale per inaugurare nuovi
paradigmi nella prevenzione e nella gestione del colesterolo, promuovendo un approccio più olistico e
su misura. Anziché affidarsi esclusivamente ai farmaci, i professionisti sanitari potrebbero consigliare ai
pazienti una combinazione sinergica di modifiche dello stile di vita, integratori alimentari (da utilizzare
con cautela e sotto controllo medico) e, in alcuni casi selezionati, farmaci a basso dosaggio.
La nutrigenomica, ovvero lo studio dell’interazione tra i nutrienti e il genoma umano, si candida a svolgere un ruolo sempre più cruciale nella personalizzazione delle terapie per il colesterolo. Attraverso
l’analisi del profilo genetico individuale, è possibile identificare le predisposizioni genetiche
all’ipercolesterolemia e adattare di conseguenza l’intervento nutrizionale. Questo approccio innovativo
consente di individuare i soggetti che possono trarre il massimo beneficio dagli integratori alimentari e
di ottimizzare la selezione degli ingredienti e dei dosaggi in base alle caratteristiche uniche di ciascun
individuo.
Un esempio concreto di applicazione della nutrigenomica è rappresentato dall’identificazione di varianti
genetiche che influenzano la risposta individuale alla monacolina K. Alcuni soggetti, a causa della loro
conformazione genetica, potrebbero essere più sensibili agli effetti ipocolesterolemizzanti della
monacolina K, mentre altri potrebbero necessitare di dosaggi più elevati per ottenere lo stesso risultato.
Conoscere queste differenze genetiche consente di personalizzare la terapia e massimizzare l’efficacia del trattamento.
Oltre alla nutrigenomica, anche altri fattori individuali, come lo stile di vita, le abitudini alimentari, il
livello di attività fisica e la presenza di eventuali patologie concomitanti, devono essere presi in
considerazione nella definizione di un piano terapeutico personalizzato per il colesterolo. Un approccio
integrato e multidisciplinare, che coinvolga medici, nutrizionisti e altri professionisti sanitari, è
essenziale per garantire il successo del trattamento.
La personalizzazione della terapia per il colesterolo non si limita alla scelta dei farmaci e degli
integratori alimentari, ma comprende anche la definizione di obiettivi terapeutici individualizzati. Non
tutti i pazienti necessitano di raggiungere gli stessi livelli di colesterolo LDL. I soggetti con un elevato
rischio cardiovascolare, ad esempio, potrebbero necessitare di un controllo più aggressivo del colesterolo,
mentre i pazienti a basso rischio potrebbero beneficiare di un approccio più conservativo.
L’adozione di nuovi modelli di prevenzione e gestione del colesterolo, basati sulla personalizzazione e
sull’integrazione di approcci farmacologici e non farmacologici, ha il potenziale per migliorare
significativamente la salute cardiovascolare della popolazione. Tuttavia, è fondamentale che tali modelli
siano supportati da solide evidenze scientifiche e che la loro applicazione sia guidata da professionisti
sanitari qualificati.
Un futuro ipocolesterolemizzante: quale direzione prenderà l’industria?
La “rivoluzione nutriceutica” nel settore del colesterolo rappresenta contemporaneamente una sfida e una
promettente opportunità per l’industria farmaceutica. Le aziende capaci di adattarsi a questo cambiamento
epocale, investendo con lungimiranza nella ricerca e nello sviluppo di prodotti innovativi, stringendo collaborazioni strategiche con i professionisti della salute e mantenendosi rigorosamente conformi alle
evoluzioni normative, potranno trarre notevoli vantaggi da questo scenario inedito. Tuttavia, è imperativo
che la sicurezza e l’efficacia dei prodotti rimangano saldamente al primo posto, per tutelare la salute e
il benessere dei pazienti. Il futuro della gestione del colesterolo potrebbe delinearsi attraverso un
approccio integrato e personalizzato, che armonizzi farmaci all’avanguardia, integratori alimentari
selezionati e modifiche dello stile di vita, il tutto sotto l’attenta supervisione di un medico esperto.
L’innovazione farmaceutica, nel contesto del colesterolo, non si limita alla scoperta di nuove molecole. Si
estende anche alla ri-formulazione di prodotti esistenti, all’integrazione di principi attivi naturali e
all’adozione di approcci terapeutici personalizzati. Un business case farmaceutico moderno, in questo settore, deve tenere conto delle esigenze dei pazienti, delle evidenze scientifiche e del quadro
normativo in continua evoluzione.
Ma cosa significa, concretamente, tutto questo per noi? Significa che la ricerca di soluzioni per la nostra
salute non deve essere una battaglia solitaria, ma un percorso condiviso con medici, nutrizionisti e
aziende farmaceutiche responsabili. Significa che dobbiamo essere consapevoli delle nostre predisposizioni genetiche, ma anche attenti al nostro stile di vita. Significa, infine, che il futuro della gestione del colesterolo è nelle nostre mani, e che possiamo contribuire a costruire un mondo in cui la
salute cardiovascolare sia un diritto, non un privilegio.