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Farmaceutica italiana: scopri i segreti del successo e le sfide future

Analisi approfondita del ruolo chiave dell'Italia nel settore farmaceutico, tra crescita dei brevetti, investimenti record e le strategie per affrontare la competizione globale e la transizione della salute.
  • Brevetti Italia: crescita del +30% vs il +16% europeo.
  • Export farmaceutico italiano: 54 miliardi di euro nel 2024.
  • Investimenti in R&S: circa 4 miliardi di euro annualmente.
  • 23.000 farmaci in sviluppo nel mondo, focus su Alzheimer.
  • Export farmaceutico: dal 3,8% all'8,3% in 20 anni.

Il ruolo chiave della proprietà intellettuale e le sfide globali

Nel contesto della Giornata Mondiale della Proprietà Intellettuale, emerge con forza il ruolo cruciale della tutela brevettuale come motore trainante per lo sviluppo di nuove terapie farmaceutiche. Questo aspetto è fondamentale per mantenere la competitività a livello europeo e italiano nel settore delle scienze della vita. Un’energica richiesta è indirizzata a strategie industriali che incentivino maggiormente gli investimenti e l’innovazione, allo scopo di fronteggiare le problematiche mondiali e preservare la propria posizione rispetto ai principali competitor internazionali.

Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, sottolinea che una rigorosa protezione della proprietà intellettuale è essenziale per incentivare gli investimenti, i quali si traducono in nuove opzioni terapeutiche. Al contrario, un indebolimento di tale tutela rappresenterebbe un danno significativo per i pazienti, sia attuali che futuri, limitando la disponibilità di cure. Le sfide globali sono molteplici: un quadro geopolitico in costante evoluzione, l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle malattie croniche e le nuove esigenze sanitarie. A ciò si aggiunge la rivoluzione nella ricerca, favorita dall’intelligenza artificiale e dagli incredibili progressi tecnologici, con investimenti farmaceutici in R&S stimati a 2.000 miliardi di dollari tra il 2025 e il 2030 e ben 24.000 molecole attualmente in fase di sviluppo a livello mondiale.

L’Europa, da diversi anni, sta perdendo terreno in termini di competitività. Di conseguenza, è fondamentale intervenire rapidamente, implementando una struttura regolamentare che supporti maggiormente gli investimenti e l’innovazione.

La concorrenza di altri Paesi, come gli Stati Uniti, la Cina, Singapore, gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita, è agguerrita. Comunque, l’Unione Europea presenta dati rilevanti: il comparto delle scienze della vita si posiziona in cima alla lista per le richieste di brevetti, e il settore farmaceutico guida la classifica per surplus commerciale tra le industrie ad alta tecnologia.

L’Italia gioca un ruolo di primo piano, con una crescita dei brevetti superiore alla media europea negli ultimi 5 anni (+30% rispetto al +16%) e un export di 54 miliardi di euro nel 2024, con un surplus di +21 miliardi per farmaci e vaccini. Gli stanziamenti in ricerca e fabbricazione ammontano a circa 4 miliardi di euro annualmente.

Il Governo italiano sta già compiendo sforzi significativi per promuovere la competitività. Si rende ora imprescindibile una pianificazione, sia a livello nazionale che nell’ambito dell’Unione Europea, focalizzata sulle scienze della vita, con lo scopo di dare vita a un contesto stimolante e competitivo che promuova la spinta innovativa.

L’Italia come punto di riferimento nel farmaceutico: numeri, investimenti e occupazione

Nel contesto europeo e globale, l’Italia si è affermata come uno dei paesi leader nel settore farmaceutico, affiancandosi a Germania e Francia. Stando ai dati contenuti nel report di Farmindustria del 2024, la produzione farmaceutica del nostro paese ha toccato quota 52 miliardi di euro nel 2023.

L’industria farmaceutica italiana è diventata un’espressione di eccellenza del Made in Italy, mostrando una progressione costante e conservando un’elevata capacità competitiva sui mercati globali.

Durante il corso del 2023, le società farmaceutiche hanno investito approssimativamente 2 miliardi di euro in progetti di ricerca e sviluppo (R&S), equivalenti al 7% della totalità degli investimenti nazionali, e 1,6 miliardi di euro nella produzione.

Tra il 2018 e il 2023, gli stanziamenti in R&S hanno visto un incremento superiore al 20%, con un’attenzione particolare rivolta a segmenti quali i farmaci biotecnologici, i vaccini, i derivati del plasma, le terapie avanzate e i farmaci orfani.

Negli scorsi 5 anni, si è pure assistito a un aumento delle richieste di brevetto in campo farmaceutico pari al 35%, in confronto al +23% registrato dai principali paesi dell’UE.

Nel 2023, il comparto farmaceutico ha conseguito 52 miliardi di euro in termini di valore di produzione, con oltre 49 miliardi generati dall’export, malgrado l’impennata dei costi del 30% rispetto al 2021.

Il settore farmaceutico si posiziona come il secondo polo italiano per surplus commerciale con l’estero, raggiungendo una cifra di 17 miliardi di euro nel 2023.

Parallelamente all’aumento della domanda di prodotti farmaceutici, si evidenzia la necessità di servizi logistici specializzati, indispensabili per assicurare l’adeguata conservazione e distribuzione dei medicinali.

Nel periodo compreso fra il 2021 e il 2023, l’Italia ha conquistato il primato a livello mondiale per incremento del valore delle esportazioni nel settore farmaceutico, lasciandosi alle spalle Stati Uniti e Germania.

Come affermato da Marcello Cattani, presidente di Farmindustria: “È l’export che alimenta la produzione e che porta a registrare nuovi record. La quota dell’export farmaceutico sul totale delle esportazioni manifatturiere è passata dal 3,8% all’8,3% negli ultimi 20 anni.”

L’importanza del settore si riflette anche nel numero di posti di lavoro: si contano circa 70.000 persone che operano direttamente nel comparto farmaceutico, con un totale che supera i 153.000, includendo anche i fornitori diretti.

Negli ultimi cinque anni, l’occupazione ha sperimentato un aumento del 9%, distanziandosi dalla media nazionale attestatasi al 3%, con un’alta percentuale di donne, pari al 45% del totale, che ricoprono posizioni di vertice.

Riguardo all’occupazione giovanile, i dipendenti con meno di 35 anni hanno visto una crescita del 20% nel corso dell’ultimo lustro, con circa l’85% di essi che beneficia di un contratto a tempo indeterminato.

Le aziende del settore guardano avanti, stanziando risorse in programmi di formazione continua, con l’obiettivo di aggiornare le competenze del personale, prestando particolare attenzione alle tecnologie emergenti, tra cui l’intelligenza artificiale, e all’evoluzione delle normative.

Il settore farmaceutico si distingue come leader tra le industrie manifatturiere italiane per la propria competitività, in base ai dati forniti dall’Istat, ed è attento alla qualità della vita lavorativa.

Le aziende promuovono politiche di welfare aziendale, puntando al benessere psicofisico dei dipendenti, al sostegno della genitorialità e dei caregiver e alla valorizzazione della diversità.

Inoltre, sono numerosi i progetti di responsabilità sociale d’impresa e di alternanza scuola-lavoro, dedicando particolare attenzione alla formazione degli studenti e allo sviluppo delle competenze necessarie per il futuro delle imprese.

Le sfide di un futuro che accelera: transizione della salute e competitività globale

L’assemblea annuale di Farmindustria a Roma ha posto l’accento sulla necessità di un’Europa più forte nel panorama globale, evidenziando la necessità di affrontare la “transizione della salute”. Secondo Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, il settore farmaceutico riveste un ruolo centrale nello sviluppo economico e sociale del Paese. Attualmente, sono in fase di sviluppo 23.000 farmaci a livello mondiale, con un tasso di crescita elevato negli ultimi 8 anni. La farmaceutica è il primo settore al mondo per innovazione, con l’imminente approvazione di farmaci per l’Alzheimer, una patologia considerata finora incurabile. Le nuove frontiere sono rappresentate dal gene editing, i virus oncolitici e il microbioma.

La competizione globale vede l’Europa affrontare costi di produzione aumentati del 30% rispetto al 2021.

Il paradigma del comparto farmaceutico deve evolversi costantemente in termini di ricerca clinica, disponibilità dei farmaci e produzione.

È necessario parlare di “transizione della salute”, basata sul valore, non sul costo o sullo sconto, cambiando la visione complessiva. Cattani ha evidenziato le difficoltà del continente europeo nella competizione con gli altri colossi economici mondiali, tra crescita del Pil limitata, inflazione e carenza di materie prime, soprattutto nel settore energetico. Gli investimenti globali si concentrano maggiormente dove si riscontrano condizioni di sviluppo più favorevoli, anche se in alcuni casi si tratta di Paesi con istituzioni non democratiche come le nostre. È fondamentale superare una concezione obsoleta delle regole, accorciando la filiera e riducendo la dipendenza dalla Cina e dall’India per la produzione di principi attivi e altre materie prime, spostandola nel bacino del Mediterraneo.

A livello nazionale, la farmaceutica è riconosciuta dall’Istat come il comparto leader in termini di competitività, anche grazie a un governo che ha invertito la rotta rispetto al passato.

L’industria e le istituzioni stanno cooperando per promuovere il settore, anche nel contesto del Piano Mattei.

Nonostante ciò, un’ipotetica attenuazione delle limitazioni brevettuali prevista dalla legislazione europea potrebbe arrecare danno al sistema.

L’export ha giocato un ruolo chiave nell’espansione della produzione farmaceutica italiana, segnando nuovi primati.

Nel 2023, i farmaci e i vaccini si sono affermati come il secondo settore del Made in Italy per saldo commerciale con l’estero, totalizzando un valore di 17 miliardi di euro.

L’esportazione di prodotti farmaceutici ha mostrato una crescita notevole, salendo dal 3,8% all’8,3% del totale manifatturiero nel corso degli ultimi vent’anni.

La produzione totale del settore ha raggiunto quota 52 miliardi di euro, con oltre 49 miliardi provenienti dalle esportazioni, nonostante le problematiche connesse all’aumento dei costi del 30% in confronto al 2021.

Le aziende farmaceutiche hanno investito sul territorio italiano 3,6 miliardi di euro, di cui 2 miliardi in Ricerca e Sviluppo (R&S).

L’industria impiega 70.000 addetti, con una crescita del 2% nel 2023 e del 9% negli ultimi cinque anni.

Particolarmente rilevante è stato l’incremento del 20% di dipendenti con meno di 35 anni, unitamente a una solida presenza femminile, che costituisce il 45% del totale.

Il settore si conferma leader nel welfare aziendale e nella competitività, distinguendosi per il valore aggiunto per dipendente più elevato tra i settori manifatturieri, secondo l’Istat.

Strategie per il futuro: incentivi fiscali, brevetti e riduzione del payback

Per affrontare le sfide del futuro, è fondamentale adottare strategie mirate a sostenere l’innovazione e la competitività del settore farmaceutico italiano. Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, ha recentemente espresso preoccupazione per la prospettiva di dazi americani sulle importazioni dall’Europa, sottolineando l’importanza del settore farmaceutico italiano come campione dell’export. In questo contesto, Cattani ha lanciato un “manifesto per la crescita”, proponendo agevolazioni fiscali per aumentare gli investimenti e utilizzando il “caso pharma” come leva per scongiurare i dazi americani.

Tra le proposte avanzate da Farmindustria, si mette in evidenza l’ampliamento della platea di beneficiari del patent box, il regime fiscale agevolato per gli investimenti in innovazione.

Infine, viene raccomandata l’introduzione di sgravi fiscali per le aziende che assumono determinate categorie di lavoratori, tra cui i titolari di dottorati di ricerca.

Rimane irrisolta la questione del payback*, il meccanismo di rimborso parziale a carico delle aziende farmaceutiche nel caso in cui lo Stato o le regioni superino i limiti di spesa farmaceutica e ospedaliera.

Cattani ha sottolineato che gli Stati Uniti hanno bisogno dei prodotti farmaceutici italiani, dai farmaci ai vaccini, e che circa il 35% dei farmaci approvati lo scorso anno dalla Fda, l’autorità del farmaco americana, nasce da ricerca e sviluppo di aziende europee. Pertanto, il governo italiano ha in mano una carta importante per fronteggiare eventuali dazi. Per rafforzare gli investimenti dell’Europa in tecnologia, Cattani ha suggerito che la Commissione Ue dovrebbe rafforzare i brevetti, allungando i diritti di proprietà intellettuale oltre i 20 anni attuali. Nel 2023, il settore farmaceutico italiano contava 284 imprese con 3,6 miliardi di euro di investimenti, 70 mila dipendenti e un valore della produzione di 52 miliardi di euro. In questo contesto, il rafforzamento degli incentivi fiscali e la riduzione del payback rappresentano elementi cruciali per sostenere la crescita e l’innovazione del settore.

Uno sguardo al futuro: innovazione, sostenibilità e benessere

In un panorama farmaceutico in rapida evoluzione, caratterizzato da sfide globali e opportunità senza precedenti, è fondamentale riflettere sulle strategie e le azioni necessarie per garantire un futuro prospero e sostenibile per l’industria italiana. Le parole chiave di questo futuro sono senza dubbio innovazione, sostenibilità e benessere. L’innovazione, intesa come la capacità di sviluppare nuove terapie e soluzioni per rispondere alle esigenze sanitarie emergenti, rappresenta il motore trainante per la crescita del settore. La sostenibilità, sia ambientale che economica, è un imperativo imprescindibile per garantire la continuità e la responsabilità dell’industria nel lungo termine. Infine, il benessere dei pazienti e dei dipendenti deve essere al centro di ogni decisione e azione, promuovendo un ambiente di lavoro positivo e una cultura aziendale orientata alla salute e alla qualità della vita.

Dal punto di vista dell’innovazione farmaceutica, un business case di successo è rappresentato dallo sviluppo di terapie personalizzate, che consentono di adattare il trattamento alle caratteristiche specifiche di ogni paziente, massimizzando l’efficacia e riducendo gli effetti collaterali. Questo approccio richiede investimenti significativi in ricerca e sviluppo, nonché la collaborazione tra diverse discipline e competenze, ma offre un potenziale enorme per migliorare la salute e la qualità della vita dei pazienti. Un business case avanzato è rappresentato dall’applicazione dell’intelligenza artificiale e del machine learning alla scoperta di nuovi farmaci, accelerando i tempi e riducendo i costi del processo di sviluppo. Queste tecnologie consentono di analizzare grandi quantità di dati biologici e clinici, identificando potenziali target terapeutici e prevedendo l’efficacia e la sicurezza dei farmaci.

Ora, fermiamoci un attimo a riflettere. L’innovazione farmaceutica non è solo una questione di molecole e tecnologie, ma anche di persone, idee e valori. Come possiamo creare un ecosistema in cui la creatività e la collaborazione siano favorite, in cui i ricercatori e gli imprenditori siano incoraggiati a perseguire nuove strade e a superare gli ostacoli? Come possiamo garantire che i benefici dell’innovazione farmaceutica siano accessibili a tutti, indipendentemente dal loro reddito o dalla loro posizione geografica? Come possiamo promuovere una cultura della trasparenza e della responsabilità, in cui le aziende farmaceutiche siano chiamate a rispondere del loro impatto sulla salute e sulla società? Queste sono domande complesse, che richiedono un impegno congiunto da parte di tutti gli attori coinvolti: governo, industria, ricercatori, medici, pazienti. Ma se sapremo rispondere a queste domande con coraggio e visione, potremo costruire un futuro in cui l’innovazione farmaceutica sia al servizio del benessere di tutti.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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